Ci sarà tempo nelle prossime settimane di fare approfondite e complesse analisi sullo tsunami elettorale, ampiamente previsto, che si è abbattuto sulla politica italiana. In estrema sintesi si può intanto dire questo: la sinistra è ai minimi storici; la destra, quella xenofoba e razzista, ha raggiunto una forza senza precedenti; il giovanissimo movimento 5 Stelle, nato dall’idea un po’ stravagante di un comico, è diventato il primo partito italiano. E adesso che fare?
In campagna elettorale sono volate parole pesanti, volgarità gratuite e ingiuriose. Mancavano solo i coltelli tra i denti e le pistole tra le mani. Ad aggravare la situazione, ha contribuito una legge elettorale demenziale, pensata da “geni del male”, coscienti dello stato di confusione in cui si sarebbe venuta a trovare l’Italia e gli italiani. La storia italiana è purtroppo piena di eventi impregnati, allo stesso tempo, di tragedia e farsa. Infatti, dalle elezioni emerge chiaramente chi ha vinto e chi ha perso, ma non una chiara maggioranza in grado di dar vita ad un governo espressione delle posizione assunte in campagna elettorale dai partiti “combattenti”. Hanno badato più a distruggere la strada del loro cammino e ad avvelenare l’acqua dei pozzi, che a costruire un qualche ponte per il bene dell’Italia.
Questo gioco al massacro, non ha risparmiato nessuno ad esclusione di due partiti: Forza Italia e PD. Tra loro ha prevalso un bon-ton da vecchie comari, un moderatismo dagli intenti ai più, nascosti, foriero di futuri inciuci. L’idillio era commovente: niente insulti, siparietti ben organizzati e simpatici duetti televisivi da improbabili avversari. I calcoli malcelati del duo Berlusconi-Renzi, erano questi: il PD doveva sostanzialmente attestarsi di poco sotto il 25 per cento, mantenendo comunque una forza consistente; Forza Italia avrebbe dovuto raggiungere, grazie alla ridiscesa in campo del rinato ottantenne Berlusconi, il 20 per cento e, favorendo la fuoriuscita di mercenari dai partiti concorrenti, dare vita al nuovo esecutivo, senza gli estremisti e i populisti. Fuori la lega, fuori Fratelli d’Italia, fuori il Movimento 5 Stelle. Fuori quindi estremisti, fascisti e populisti.
Lo tsunami del 4 marzo ha scompaginato questi piani. Il voto ha rimescolato tutto, e il 5 marzo ci siamo svegliati avendo sotto gli occhi, un perfetto e ben visibile casino: il movimento 5 Stelle è il primo partito, ma non ha i numeri per formare una maggioranza; la coalizione di destra ha la maggioranza in percentuale dei voti, ma non i numeri per dare vita a un governo; il PD e Forza Italia non hanno ne maggioranza di voti ne numeri per formare un qualsiasi governo; la destra non può andare con la sinistra; il Centro politico si è disperso tra destra e sinistra; e infine, visto il modo in cui son volati via gli stracci, se potessero, ognuno pianterebbe un affilato coltello nella schiena dell’altro. Insomma, questo è il gran bordello che si trova davanti al pacifico Mattarella. Auguri Presidente.
Salvatore Insalaco