A distanza di circa una settimana dal voto politico sono possibili le prime riflessioni circa un voto che è stato estremamente importante per il nostro Paese.
La prima riflessione, che vorrei proporre ai lettori, è relativa alla storiografia della sinistra in Italia, e cioè del ruolo che essa ha portato avanti dal secondo dopoguerra ad oggi.
Analizzando i periodi storici in cui ha avuto motivo di essere maggioranza parlamentare, risalta questa constatazione: è sempre stata chiamata in causa nelle emergenze piu’ estreme.
La prima volta dopo la disfatta bellica successiva alla seconda guerra mondiale con il governo del CLN a guida De Gasperi e Togliatti ministro della giustizia (dal 1945 al 1948).
La seconda volta nel 1976, durante gli anni del terrore (stragi fasciste e dell’estrema sinistra – BR) per arginare i tentativi di “golpe”, astenendosi sulla fiducia al Governo Moro.
La terza volta nel 1993, e poi dal 1996 al 2001, durante la stagione di “mani pulite” e delle stragi mafiose siciliane che videro la morte di Falcone e Borsellino.
La quarta, ed ultima volta, dopo il tragico Governo Berlusconi-Lega, che portò al quasi default del 2011, con il deficit PIL al -2,3% ed un milione di disoccupati.
In tutti questi casi la sinistra prima e, piu’ recentemente il centro-sinistra, hanno portato contributi fattuali alle crisi generate, risollevando moralmente ed economicamente la Nazione.
In tutti i casi, alle successive elezioni politiche, ha perso le elezioni.
Queste brevi considerazioni mi inducono ad analizzare, con una visione certamente personale, il voto del 4 marzo ultimo scorso; la mia posizione riflette coerentemente l’avviso degli Italiani: chi ha vinto ha l’onere e l’onore di dover governare, trovando tutte le possibili soluzioni applicabili, e chi ha perso ha l’altrettanto importante compito di stare all’opposizione.
In una situazione similare, nel 2013, il M5S così rispose alle avance di Bersani, l’allora leader del PD.
Nel merito dei programmi, con cui legittimamente il M5S ha stravinto queste elezioni, credo che in gran parte siano frutto di una fuga dalla realtà, verso a cui un governo responsabile non possa aderirvi; anzi risulta alternativo concettualmente il pensiero per cui il solo essere un cittadino possa far ricevere un reddito, cioè di cittadinanza!
Questa impostazione è risultata chiara dall’analisi geografica del voto; dove è sempre convissuto il voto politico con il voto assistenzialistico, il M5S ha letteralmente fatto “cappotto”, portando a casa la stragrande maggioranza dei deputati, certamente con voglia di rinnovamento, ma anche con desiderio di veder realizzate le promesse piu’ “stataliste” del programma (banca del sud, reddito di cittadinanza, età pensionabile anticipata, etc..).
Una chicca è data dal collegio di Pesaro, dove era collocato quel Cecconi espulso dal M5S per aver falsificato i bonifici previsti dallo Statuto del Movimento; come antagonista, in quel collegio, si è presentato uno dei ministri maggiormente in auge del Governo in carica, Marco Minniti, trasversalmente riconosciuto come capace e competente: ebbene ha stravinto Cecconi, battendo anche il candidato del CD.
Con questo piccolo intervento auspico che il CS tenga la barra sul senso di responsabilità come sempre ha fatto nella storia repubblicana ma, facendo attenzione, a non essere “responsabile” a tal punto da mettere a repentaglio gli equilibri sociali e strategici del Paese, oltre che la sopravvivenza di quell’area politica che tanto ha dato e tanto darà alla Nazione.
Michele Mazzarri