Caro Mario,
ho letto il comunicato con il quale la tua Amministrazione rende noto il programma della manifestazione per la celebrazione del 25 Aprile e in breve sento il dovere di dirti che una volta tanto sono d’accordo con te: questa è davvero ”una festa di tutti”, una data che racchiude ed esprime i valori fondativi della comunità nazionale e in cui ogni italiano deve avere la fierezza e l’orgoglio di riconoscersi. Con il 25 Aprile di settantatre anni fa l’Italia ha riconquistato i valori insopprimibili della libertà e della giustizia, ha posto le basi per scrivere una nuova Costituzione, ha scelto la Repubblica come nuovo sistema democratico.
Allora, se è così, occorre anche dire che non a caso il 25 Aprile è data che si ricorda come “Festa della Liberazione”, liberazione dall’invasore nazista, liberazione dalla dittatura feroce e oppressiva del fascismo, liberazione che porta un nome sopra tutti: Resistenza!
Ecco, in coerenza con le premesse del tuo comunicato, mi piacerebbe che nel tuo discorso celebrativo, a differenza del passato, tu pronunciassi questa parola, RESISTENZA, insieme ad altre che ricordassero chi questa Resistenza l’ha fatta, e quale prezzo di sangue e sacrifici è stato pagato in vite umane perché fosse vincente. E anche se la pietà per la morte di quanti in buona o cattiva fede l’hanno contrastata non può essere sottaciuta, resta comunque indiscutibile e incontrovertibile il fatto che solo una parte era nel giusto, quella che ha reso possibile sorgere l’alba del 25 Aprile, consentendo a tutti noi di respirare l’aria vitale della libertà.
E ti sarei grato anche che tu suggerissi alla banda musicale di suonare, insieme all’Inno di Mameli, anche il canto che ha accompagnato quella lotta di Liberazione e che si identifica con la data del 25 Aprile, il canto dei liberatori partigiani, il canto di “Bella Ciao”.
Questa, nel giro di poco tempo, è la seconda lettera che mi permetto di scriverti. Alla prima, quella in difesa della memoria di Pietro Gori, non hai neppure dato un cenno di riscontro. Spero che almeno questa possa avere diversa sorte.
Un caro saluto.
Danilo Alessi