Vorrei riprendere l’isolato, ma prezioso ed utile appello che la fondazione Caponnetto ha lanciato ancora oggi. Da una parte si riconferma ciò che è stato da tempo denunciato dall’associazione e cioè che la mafia è presente tuttora all’Elba, come del resto nel Nord del Paese e non solo al Sud; dall’altra, il richiamo a prestare attenzione, a non sottovalutare il fenomeno, da parte di coloro che hanno responsabilità pubbliche e private sul nostro territorio. L’Elba, con la sua economia che produce denaro liquido in abbondanza, all’occhio della criminalità mafiosa, si presenta come un possibile terreno fertile per le proprie attività criminose, specie il riciclo di denaro sporco. E’ una presenza che per il momento si limita ad infiltrazioni in settori ed attività dell’economia, da operazioni immobiliari a quelle finanziarie. Ancora non si è infiltrata, come purtroppo è successo in altre parti del paese, nella politica e nelle istituzioni locali. Forse l’allarme ed il richiamo ad un’attenzione di tutta l’opinione pubblica democratica elbana a questo rischio è giunto appropriato, proprio a partire dagli ultimi fatti; non è da escludersi che quando la crisi morde in determinati settori, per esempio l’edilizia, che soffrono la caduta di domanda privata di lavori, possa scatenarsi qualche guerra di concorrenza o possa far gola la possibilità di avvantaggiarsi in modo “scorretto” per imporre il proprio accesso al “libero” mercato o peggio, agli appalti e finanziamenti pubblici. I fatti, a dimostrazione di quanto affermato dall’associazione, ci sono e sono stati documentati con interventi autorevoli di rappresentanti di organi di polizia e giudiziari, oltre che da analisi altrettanto autorevoli come quelle contenute negli interventi e nelle pubblicazioni del Dott. P. Grasso. E’ ovvio che questo allarme non può limitarsi a suscitare l’attenzione delle sole Scuole, studenti e insegnanti o le rispettive famiglie. L’appello chiama in causa, sia le istituzioni democratiche elbane, sia la “politica”, quella con la P maiuscola, quella dell’interesse generale e dell’etica pubblica e chiama in causa, oltre che l’attenzione delle categorie economiche imprenditoriali e sindacali elbane, anche la coscienza “civile” e democratica di noi cittadini che viviamo sull’isola. Sappiamo tutti che le istituzioni e la politica possono svolgere appieno le loro funzioni di regolamentazione della convivenza economica, civile e della coesione sociale, solo se sono animate dallo spirito civico, dalla preziosa partecipazione e responsabilità dei cittadini; partecipazione che si esprime nelle forme rappresentative, individuali e comunitarie, dei partiti, delle associazioni laiche e religiose, libere e indipendenti, dei sindacati. Purtroppo in questi anni questo tessuto democratico, di presenza e partecipazione sociale e civile, è stato letteralmente emarginato e sostituito da forme elitarie, personali e leadheriste, di stampo populista e aziendalista, che hanno portato ad un distacco della politica dal paese reale e ad un’apatia dei cittadini verso di essa, sottraendogli sovranità e voce. Si è vissuto così quel progressivo indebolimento della democrazia partecipativa e politica: si è fatta una vera campagna contro la politica in generale, senza alcuna distinzione ed avvalendosi purtroppo degli esempi di corruzione e cattivo uso del finanziamento pubblico venuti proprio da coloro che governavano in questi anni e che nulla hanno fatto per cambiare questo sistema politico. Dall’altra si è innalzata a luogo salvifico e puro la cosiddetta “società civile” fatta solo di buone intenzioni e propositi, ma frenata e corrotta nelle sue “virtù” dalla “cattiva” politica; per poi scoprire che in essa albergavano, fiorenti organizzazioni mafiose e criminali, associazioni segrete o anche se non segrete, usate per interessi clientelari di potere e di potenti. Abbiamo scoperto che nella tanto decantata società civile, accanto a coloro che vivono nell’ingiustizia sociale di chi non trova o perde il lavoro, di chi abbandona lo studio o rinuncia alla propria realizzazione professionale, di chi non arriva alla fine del mese o vive sotto la soglia, sempre più frequentata, della povertà, di chi cerca di far sopravvivere la propria impresa ed i propri dipendenti sacrificando i propri utili ed innovando, c’è chi se la gode tra privilegi, assistenzialismi e protezioni varie. L’Italia è classificata tra i paesi al mondo con il più alto tasso di illegalità, per corruzione ed evasione fiscale. Tutto questo non è avvenuto per natura, ma perché in questi anni della cosiddetta seconda Repubblica, si è affermata, prima nell’economia e poi nella politica la filosofia del meno stato più mercato, meno politica più economia, meno regole o a prescindere da esse (compresa la stessa regola fondamentale, la Costituzione) e più iniziativa privata. In questo clima ed in questo sistema di liberismo economico e politico le organizzazioni criminali e mafiose o lo stesso uso della violenza e dell’intimidazione nei rapporti economici, ha trovato le condizioni migliori per crescere ed espandersi in tutti i gangli della società, prima in quella civile e poi per “salire” in politica.
Per contrastare al meglio questi fenomeni e comportamenti, dal delittuoso e criminale, all’illegale ed al privilegiato, l’Elba, cioè l’insieme delle sue forze politiche, le sue istituzioni democratiche, deve, non solo sostenere ed incentivare l’azione delle forze dell’ordine e della legalità, ma promuovere una riscossa civile e democratica sul proprio territorio, riattivare i canali della partecipazione e della responsabilità sociale e civile in tutte le forze economiche e sociali, organizzate e non. Ritrovare su questi contenuti alti, le ragioni dello stare insieme, di una convivenza di responsabilità civile, democratica e solidaristica è il vero anticorpo ed antidoto al prevalere dei poteri mafiosi, criminali e occulti.
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Vicecapogruppo PD