L’Amministrazione comunale ha deciso di indire una terza asta pubblica per la vendita di immobili di sua proprietà. Parliamo per la precisione del Palazzo Coppedè, della ex scuola della Saponiera, di 4 appartamenti (di cui uno in Via Porta nuova e gli altri tre in Via Guerrazzi) e del piano secondo dell’ ex ospedale per i quali non sono mai state presentate offerte nelle prime due gare. Nel nuovo bando sono stati reinseriti anche gli scantinati di Via Carducci, prevedendo la possibilità di una loro vendita frazionata.
Giusto che l’Amministrazione abbia deciso di ripetere l’asta per gli scantinati. Dopo che erano andate deserte le prime due gare, era stata presentata una offetta per un acquisto parziale, offerta che non poteva essere accolta sia perché nei bandi delle due aste non era mai stata prevista tale possibilità di acquisto sia perché non era stata avviata dalla Amministrazione la procedura per la vendita a trattativa privata prevista dall’art.6 del Regolamento che disciplina le alienazioni degli immobili. Quell’articolo stabilisce, a chiare lettere, che l’Amministrazione, dopo la diserzione di due aste, deve annunciare con un apposito avviso al pubblico la propria disponibilità a vendere con il sistema della trattativa privata, vale a dire con una procedura semplificata e fissare, nell’avviso, il giorno e l’ora entro cui le offerte devono pervenire in Comune in busta chiusa. In altre parole quella norma regolamentare, consente la trattativa, ma vieta una vendita diretta senza che venga tentata una competizione tra più possibili acquirenti.Dunque ha fatto bene l’Amministrazione ad inserire gli scantinati nella nuova gara.
Quello che invece sorprende e che assolutamente non ci pare corretto è che dalla terza asta siano stati esclusi i tre piani dell’edificio ex Poste, un’appartamento in Via Porta nuova ed un monolocale in Via dell’Oro. Come mai? Anche per questi immobili, dopo la diserzione delle prime due gare, sono pervenute in Comune tre offerte, senza che sia stata osservata la procedura prevista dall’articolo 6 del Regolamento comunale. In più per i tre piani dell’edificio ex Poste, che il Comune ha ricevuto gratuitamente dallo Stato, nella determinazione del prezzo di vendita non ci risulta che sia stato chiesto il parere, obbligatorio per legge, della Agenzia del Territorio.
Con la vendita del vecchio edificio postale e di diverse abitazioni non crediamo che si faccia un bene al centro storico. Ma se proprio si vuole insistere in questa scelta sbagliata almeno la si porti a conclusione nel rispetto delle norme di legge e delle regole che l’Amministrazione, a suo tempo, si è data e che sono tuttora in vigore.
Paolo Andreoli