Cara Elbareport,
Oggi, domenica, ho letto l’appello che Padre Alex Zanotelli ha lanciato ai giornalisti italiani dal titolo “Rompiamo il silenzio sull’Africa”. In sintesi il ragionamento del missionario è questo: c’è troppo silenzio su quello che accade nel vasto continente africano, noi non conosciamo nulla delle tragedie che si susseguono, non possiamo capire la gravità della situazione e quindi non possiamo permetterci il lusso di liquidare il “problema” immigrazione con il classico “aiutiamoli a casa loro”.
L’elenco delle tragedie in corso che Zanotelli ci propone è impietoso: Il Sud-Sudan con una guerra civile da oltre 300.000 mila morti (l’intera provincia di Livorno), la dittatura sanguinaria nel Sudan, gli oltre 30 anni di guerra civile in Somalia con milioni (MILIONI) di rifugiati, la fuga di centinaia di migliaia di giovani dall’Eritrea, e ancora le guerre civili nel Mali, nel Ciad, e in tutto il Centro-Africa. La Libia, dove assistiamo ad una guerra del tutti contro tutti. Tutti questi Paesi hanno oltre 30 milioni di persone che rischiano di morire di fame. O morti ammazzati quindi, o morti dalla fame.
L’Italia, nel frattempo, esporta in tutta l’Africa armi per oltre 14 miliardi di euro mentre tutto il capitalismo della vecchia Europa e del Nuovo Mondo continua la seconda parte del colonialismo (mai cessato realmente) portando via minerali e combustibili fossili ad un intero continente.
L’Italia, complice come le altre Nazioni di questa barbarie, pensa che chiudendo i propri porti possa fermare l’ “emergenza migranti” come furbescamente vorrebbero farci credere partiti che hanno preso il 17% o anche molto meno.
E qui vengo al punto, cioè cosa pensa di fare una sinistra riformista italiana di fronte a questo sfacelo. Per smuovere un minimo di umanità, un sentimento di riscossa e di rivolta contro il becero modello del nuovo corso leghista-grillino, abbiamo dovuto aspettare che Libera-ANPI-ARCI-Legambiente lanciassero la mobilitazione delle magliette rosse per far capire al mondo intero che in Italia, l’umanità, esiste ancora.
Ho trovato disgustoso chi, dal fronte opposto, ha continuato a riproporre, anche in questa occasione, il disco rotto “prima gli Italiani” che, a dirla tutta, si presta a tutto e a niente: prima di chi? Prima di cosa? Quali Italiani “vanno prima”? non si capisce ma va bene lo stesso. L’importante è trovare tanti nemici (Europa, le banche, l’immigrato, i Rom, i vaccini, i radical chic…) e dare ad ognuno di noi un avversario non troppo competitivo per darci la nostra piccola grande soddisfazione quotidiana.
Leggo e ascolto gli interventi all’Assemblea Nazionale di quello che è stato, fino a pochi mesi fa, il “partito di governo” e sento ragionamenti assurdi sulle “colpe della sconfitta” che spaziano da Facebook e le fake news, alla litigiosità interna, al poco carisma del presidente del consiglio Gentiloni. Quegli applausi sperticati all’ex segretario che ha avuto il coraggio di citare Blair e di difendere il NON DIALOGO con i 5 stelle mi è parso lunare, fuori dal corso della storia.
Questa classe dirigente, tutta, invece di sparire e chiedersi davvero cosa è successo, continua a cercare colpe in altri e non in se stessa. Continua a non chiedersi chi vuole rappresentare e cosa vuole proporre a chi, oggi, in Italia, soffre e ha paura del domani. Perché è questo il vero nodo cruciale per i prossimi anni: far coesistere chi in Italia c’è già con chi in Italia cerca rifugio e ristoro, e magari una speranza di vita. Tutelare chi in Italia lavora, studia, vive da sempre con chi vorrebbe sopravvivere e scappare dalle guerre e carestie che citavo all’inizio di questo scritto.
Per me la vera sfida “a sinistra” è questa, riscrivere una nuova grammatica con parole nuove per sintonizzarsi con il mondo reale: quello delle scuole che non funzionano, delle imprese che chiudono, della sanità da rifondare e delle infrastrutture da ripensare, dei diritti civili da difendere (tutti) unito alla grande sfida dell’immigrazione e dell’integrazione. Per affrontare questo grande cambiamento di mentalità è necessario che tutti ne comprendano fino in fondo la portata è questo è il compito della sinistra di domani
Della lavagnetta cancellabile di Salvini o delle slides non ne ha bisogno nessuno.
Lorenzo Lambardi