Silenzi assordanti sulle euforiche grandi feste, sui brindisi e i cin cin di piazza con champagne e lanci di palloncini gialli che hanno salutato davanti Montecitorio l’abolizione dei vitalizi ad anziani, anche ultranovantenni, ex deputati della Camera. Probabilmente al punto in cui sono salite le tensioni sulle squilibrate finanze previdenziali e si è appesantito il clima turbolento anti casta fra la opinione pubblica, i tagli erano diventati inevitabili.
Però il modo di infierire, le pubbliche manifestazioni di gioia e il dagli all' untore strillato ed eccitato sono apparsi ipocrisie di sapore nauseante.
Spacciare poi la decisione come “conquista di civiltà” suona come una offesa all’intelligenza comune e alla dignità personale e sociale dei “profittatori incalliti” ma finalmente puniti. Peraltro, non si può sottovalutare come si sia costituito un pericoloso precedente contro diritti acquisiti di qualsiasi natura e come si sia esposta la comunità ad una deriva culturale e giuridica carica di incognite.
Una ex senatrice di mia conoscenza ha così sofferto sui social questo momento: “Metto a nudo la mia vergogna: il vitalizio da ex parlamentare. Sono tra gli ex del Senato che per adesso sfuggono alla salvifica ghigliottina eretta nelle piazze festanti, ma ugualmente mi offro alla pubblica gogna per solidarietà con gli altri manutengoli e correi. Lapidatemi dunque perché io faccio parte della banda di malfattori che finalmente viene messa nel sacco”.
Romano Bartoloni