I lavori avrebbero dovuto cominciare nel 2010, e il gasdotto essere a regime già dall'anno prossimo. Ma ad oggi non si è mossa praticamente foglia. Diciamo che è infinitamente più quello che si è scritto, di quello che si è fatto per il progetto Galsi, e questo al di là di come la si pensi sul progetto stesso. E non è stavolta una mera questione di nimby - anche se ovviamente esiste un comitato No-Galsi sia chiaro, ed è più attivo delle istituzioni - ma appare piuttosto un mezzo pasticcio internazionale tra costi (dalla materia prima fino all'impianto stesso) e geopolitica, in particola la guerra nel Sahel/Sahara.
Alla fine dei conti, nonostante Bruxelles pochi giorni fa abbia detto che il gasdotto Algeria-Sardegna-Italia (Galsi) è «del tutto conforme» agli obiettivi energetici dell'Ue, anche se per ricevere i fondi europei è necessario che il progetto dia «conferma della corretta applicazione» della legislazione comunitaria in materia ambientale - interpretazione peraltro rigettata, con argomenti, dal comitato ProSardegnaNoGasdotto - la sostanza è che del progetto non si sa praticamente più nulla.
Giova allora ricordare che la Toscana lo ha inserito nel Pier 2008-2010 che, anche se oggi è nella sostanza decaduto, ha tracciato appunto le linee strategiche della Regione nel settore energetico. I più attenti si ricorderanno le battaglie fatte all'epoca per determinare il "ruolo" della Toscana a livello nazionale con tre progetti (i due rigassificatori di Livorno e Rosignano più appunto il Galsi), considerati troppi ad insistere sullo stesso territorio ai tempi del presidente Martini, che infatti portò avanti solo il progetto Olt di Livorno/Pisa e il Galsi - idea che la Giunta Rossi era disposta a rivedere, ma che è di fatto rimasta tale visto che Edison a Rosignano non si è più fatta viva.
Da ricordare anche che, con tutto questo gas in arrivo o di passaggio sul territorio - Galsi principalmente tocca la Sardegna e la metanizza, prima di arrivare a Piombino - si credeva anche di poter riconvertire le due centrali Enel ad olio combustibile, di Livorno e della stessa Piombino. Ma come detto i tempi si sono sempre più dilatati, e quanto ha scritto pochi giorni fa il The North African Post sembra lasciare pochi dubbi sul futuro dell'opera: «Molti credono che il progetto rimarrà soltanto tale dopo che Sonatrach, partner dell'Algeria nel progetto, ha annunciato che non avrebbe dato l'approvazione finale nel mese di novembre 2012 come previsto, ma che avrebbe aspettato fino a maggio 2013. In precedenza, anche funzionari italiani lo avevano rimandato, ma si credeva che la causa fosse il loro coinvolgimento in altri grandi progetti di gasdotti di gas naturale, e che volessero vedere che cosa sarebbe successo con i progetti Trans-Adriatic e South Stream. I funzionari di Roma però hanno recentemente affermato che non prenderanno alcuna decisione sulle altre condotte fino a settembre 2013».
In Sardegna pare che non sentano quelli di Galsi da tempo, e in Toscana che succede? L'assessore all'Ambiente e all'energia, Anna Rita Bramerini (nella foto), fa sapere che da parte della Regione Toscana è stato dato parere favorevole alla VIA nazionale con prescrizioni concordate con gli enti locali e, in particolare, con il Comune di Piombino e la Provincia di Livorno, ma, dichiara: «Ci siamo fermati sulla trattativa che peraltro la Toscana voleva, perché anche se Galsi ha accettato di aprire il cantiere per la realizzazione del metanodotto nel comune di Piombino - una condizione che avrebbe dato ricadute economiche - ed ha accordato di metanizzare l'isola d'Elba, abbiamo scoperto solo di recente durante un incontro al ministero dello Sviluppo Economico che il collegamento sottomarino tra Piombino e l'Elba sarebbe stato realizzato a carico della collettività. Non solo, per quanto riguarda le altre compensazioni Galsi, ad esempio, ha dato sì la disponibilità ad aprire il tavolo con le associazioni delle imprese toscane, ma ha anche detto che a causa della crisi del mercato del gas, non poteva dare alcuna garanzia su questo tema. Per tutti questi motivi non abbiamo ancora rilasciato l'intesa».
Alessandro Farulli da www.greenreport.it