Anni fa nelle cronache di tutto il mondo narrarono la singolare vicenda di Hiroo Onoda il soldato giapponese che restò per 30 anni nascosto su un'isola a nascondersi dal nemico, essendo convinto che la guerra con gli USA il suo paese la stesse ancora combattendo, provarono a convincerlo perfino lanciandogli dagli aerei messaggi della sua famiglia, ma lui rimase "a combattere" sottraendosi con diabolica abilità alla cattura.
Così "l'ultimo giapponese" è diventata espressione comunemente usata per definire una persona che continua a resistere fino a restare solo e a combattere una battaglia persa.
Il Sindaco di Portoferraio ci sembra sempre più infuso (e anche un po' fuso a dire il vero) dello spirito di Hiroo Onoda, non si arrende non vuole accettare lo spappolamento della sua maggioranza il progressivo isolamento che lo stringe come una morsa, non capisce che un elegante dimettersi, accettando la sconfitta, sarebbe per lui più dignitoso che finire sfiduciato come è assai probabile gli accada.
Per un mero fraintendimento abbiamo mancato la caotica ultima seduta del consiglio comunale, ma dopo aver letto il puntuale resoconto che ne fa oggi il Tirreno siamo sospesi tra il disappunto di non esserci stati ed il sollievo di non esserci sciroppati uno spettacolo dai tratti penosi.
Si discuteva in forma di mozioni d'ordine il "j'acuse" dell'ex-segretario comunale Pinzauti, convinto della incandidabilità per incompatibilità di Ferrari alla carica di Sindaco. La presunta incompatibilità (sostenuta anche dalle opposizioni) deriverebbe dal ruolo di dirigente delle defunte Comunità Montana ed Unione dei Comuni per cui nel 2013 «... fu messo in mora dall’ex segretaria del Comune Maria Bisogno per un debito a lui contestato, quando era dirigente dell’Unione, ma non lo ha detto a nessuno. E, da sindaco, ha dato incarico a un legale per la causa che lo interessava e ritirato il ricorso al Tar sul caso dell’Unione agendo in pieno conflitto di interessi».
La lettera di messa in mora della funzionaria comunale - che agiva su indicazione della Corte dei Conti- era relativa ad un debito di 250.000 vantato da Arcangelo Perrone, un professionisa al quale Ferrari aveva in un primo tempo affidato e successivamente revocato un incarico, per i lavori alle condotte sottomarine dell’isola. Una vicenda legata ad un contenzioso ancora pendente presso il tribunale di Livorno.
Il documento che segnalava la messa in mora era stato più volte richiesto dalle minoranze ma non era mai stato possibile visionarlo.
Ma negli esposti di Pinzauti fatti propri dalla minoranza c'era anche altro, in particolare erano altre due le contestazioni: "Ferrari - si legge stavolta nel resoconto del Tirreno - decide nell’ottobre del 2016 di rinunciare al ricorso al Tar contro il piano di successione dell’ex Unione dei Comuni, anche se ad oggi non è mai venuta fuori la delibera con cui il Comune dette incarico all’avvocato Carrozza, ma solo una mail inviata dal dirigente Parigi"
Ed ancora, nel mese di novembre 2016 Ferrari presiedeva la riunione della giunta che avrebbe deciso di affidare l’incarico legale per la “causa Perrone”.
In virtu di quanto sopra Ferrari si sarebbe trovato incredibilmente coinvolto nel processo (a parere delle minoranze in palese conflitto di interessi) con tre diverse "giacche": rappresentante legale del Comune, testimone al processo e parte in causa.
Ma la peggiore delle bordate il Sindaco l'ha ricevuta da chi lo ha in questi anni più sostenuto: il Consigliere Riccardo Nurra che ha raccontato di aver ricevuto (in forma anonima) proprio la introvabile "lettera di messa in mora" di cui ignorava l'esistenza, aggiungendo di aver contattato successivamente tutti gli assessori e i Consiglieri dimaggioranza, constatando che erano tutti all'oscuro dell'esistenza del documento. "Per questo - ha affermato Nurra - ho chiesto un incontro al sindaco, che si è svolto il 23 aprile scorso»
E che l'incontro citato fosse stato poco tranquillo lo testimonia il fatto che, immediatamente dopo, Nurra lasciò il suo incarico di capogruppo della maggioranza, e lo confermano le parole - pesantissime politicamente - che ha aggiunto:
«Ferrari mi disse che non aveva fatto opposizione alla messa in mora. Dopo pochi mesi dall’avviso ricevuto si è candidato a sindaco, secondo me legittimamente, ma non nego che avrei voluto essere stato informato di questo aspetto. Probabilmente non mi sarei candidato a consigliere e comunque avrei votato in maniera diversa sulla questione dell’Unione dei Comuni».
Nurra ha inostre detto di essere stato personalmente lui a impedire che la messa in mora giungesse a scadenza ad ottobre, dopo 5 anni, mettendo al corrente della situazione il nuovo segretario comunale dell’ente. «Anche gli altri assessori e consiglieri di maggioranza hanno saputo della messa in mora lo scorso marzo. O almeno questo è quello che mi hanno detto».
E pure il ViceSindaco Marini si allineava con la dichiarazione dell'ex-capogruppo, anche lui aveva avuto contezza della messa in mora a Marzo e "... probabilmente avrei votato diversamente gli atti riguardanti l’ex Unione dei Comuni".
Ferrari si è prodotto in una appassionata difesa di sé medesimo. dichiarando insussistente la messa in mora e ribattendo su tutti i punti, ma quando si è messo soprattutto a sviscerare il "caso Perrone", ha incassato pure la contestazione di non pertinenza: "I processi si fanno in tribunale" da un'altra sue ex-sostenitrice la consigliera Luisa Brandi.
Infine tra interruzioni e nervosismi il Consiglio è giunto al capolinea della presentazione di un'ordine del giorno delle minoranze per la richiesta di avvio della contestazione di incompatibilità e ineleggibilità del sindaco.
Accadeva che tre consiglieri di maggioranza (Nurra, Fasola e Marini) lasciavano l'aula determinando una situazione (sindaco ovviamente impossibilitato a votare) di parità, con sei consiglieri di minoranza e altrettanti di maggioranza, numeri con i quali l'ordine del giorno sarebbe passato, se non si fosse verificato il precipitoso rientro di Marini che ha consentito di respingerlo.
Ma la partita è solo rimandata, a breve ci sarà una nuova seduta in cui si discuterà la diretta mozione di sfiducia a Ferrari che, da questa ingarbugliata vicenda, se non uscirà battuto è certo che risulterà politicamente ridimensionato.