Ho la sensazione che giornali e telegiornali, unitamente a non pochi politici e professori, vogliano convincerci di essere più preoccupati per lo spread in aumento o per il rating in ribasso, per la spending review o per i titoli tossici, piuttosto che per le umane traversie sociali, famigliari o lavorative.
Da tempo siamo stati catapultati in un gigantesco videogame finanziario od in un altrettanto gigantesco Monòpoli con tanto di figurine di terreni, di case, di azioni, di denari , di numeri, ma anche un Monòpoli in cui latita la figurina più importante, l’Uomo.
L’Italia, come tristemente noto, viene, per chiara colpa e nella inderogabile condizionare di dover bonificare tutto, da un lungo periodo di conti disastrati, di gestioni irresponsabili e di politica tragicamente miope, leggera e spesso corrotta ; anche l’appartenenza all’Europa ha costretto e costringe l’Italia al rispetto di patti e regole che hanno, a loro volta, costretto e costringono a rimettere a posto i conti (magari, per i comportamenti etici è un po’ più dura).
Tutto vero, ma ciò nonostante è necessario riconoscere che “mettere a posto i conti” , come finora è stato fatto sia a livello nazionale che a livello regionale, agendo solo sui “numeri” è tutto sommato facile e non richiede neanche una eccessiva preparazione professorale, essendo “sufficiente” una mirata operazione algebrica su tasse e tagli sociali.
Questa “visione politico-numerica” è estremamente limitata, meccanicistica e pigra, e, soprattutto, non porta molto lontano non lasciando intravedere spiragli di reale progettualità e di sensibilità sociale.
In fondo proprio l’Europa, l’Europa esclusivamente dei numeri e della moneta, soffre di questa grave malattia denunciando tutti gli effetti dell’assenza di una “unione” che non sia solo numerico-finanziaria, appunto, ma anche e, soprattutto, politica, sociale, solidale.
Anche noi, all’Elba, siamo vittime di questa miope visione, avendo problemi e bisogni sociali “da grandi” e numeri “da piccoli” con l’aggravante , sempre insufficientemente valutata, delle peculiarità e dell’isolamento insulare (spesso reale e non solo figurativo): a ciò si pretende di dare risposta con una meccanicistica applicazione delle logiche numerico-finanziarie, senza entrare nel merito e nella valutazione dei problemi, e senza neanche ipotizzare deroghe politiche e di governo..
Tutto ciò è semplicemente inaccettabile e suona persino offensivo per coloro che intendano perseverare in tale meccanicistica applicazione.
L’immediato futuro ha in serbo, per tutti, l’obbligo di progettare e di attuare nuovi modelli di sviluppo ed anche, molto probabilmente, nuovi modelli di vita sociale ed individuale, considerando l’oggettiva improbabilità che quanto vissuto nel passato anche recente possa riproporsi inalterato.
Questi nuovi e vitali progetti non potranno essere affrontati affidandosi solo ai “numeri” : è e sarà necessario ristabilire la centralità ed il protagonismo dell’Uomo, dando prioritaria importanza alla sua dignità di lavoratore, ai suoi primari bisogni, ai servizi sociali, alle sue speranze, allo sviluppo, alla solidalità (ben diversa dalla solidarietà).
E’ certo che con i “numeri” bisognerà fare sempre i conti, vivendo l'uomo in una società abitata dalla finanza, dalle imprese e dagli imprenditori; ma dovrà essere modificata radicalmente l’ottica di “lettura” dei fenomeni e delle soluzioni, non mettendo più a fuoco prioritariamente la “finanza ed i numeri” stessi, ma mettendo prioritariamente a fuoco l’Uomo ed il sociale.
E' necessario avere questa capacità e questo coraggio perché “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. (...) E' nella crisi che sorgono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. (....) La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L' inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita" (Albert Einstein).
Mi piace pensare che noi questo coraggio lo abbiamo.
Paolo Di Pirro