Se all'Elba si è ormai dato il via alla prima costruzione di un dissalatore, questo lo si è dovuto a due grossi equivoci.
Il primo di essi è la convinzione, totalmente errata, che sia ancora possibile ridurre le rilevantissime perdite d'acqua dell'acquedotto.
Non c’è blog, giornale locale, commissioni giudicatrici o commissioni politiche di qualsiasi tipo, nelle quali non si sottolinei la necessità di ridurre le mastodontiche perdite dell’acquedotto, essendo la generalità convinta che si tratti di un’operazione abbastanza semplice e comunque fattibile.
Quello che risulta da tutto ciò è un gravissimo errore tecnico ed economico: tutte le regole fondamentali sulla dissalazione dell’acqua del mare prescrivono di costruire dissalatori soltanto in quei sistemi idropotabili le cui perdite occulte siano minime a fronte dell’enorme dispendio economico che si avrebbe nel caso opposto visto e considerato l’alto costo dell'acqua prodotta e che si trasforma in perdita .
C’è una verità incontrovertibile che non può restare nascosta. La natura del territorio elbano caratterizzata da un andamento altimetrico complicatissimo e nello stesso tempo la particolare costituzione dell’acquedotto non permettono di ridurre drasticamente le citate perdite. Per raggiungere lo scopo occorrerebbe rifare interamente da zero il sistema attuale e, ormai che bisogna ricorrere al rifacimento totale , sarebbe consigliabile adottare reti di altro tipo che fossero atte ad una ottimale regolazione della pressione di funzionamento delle tubazioni stradali, pressione che. nella situazione attuale, è invece variabilissima e raggiunge sistematicamente dei valori così elevati da provocare inevitabilmente quelle enormi perdite che tutti conosciamo.
Occorre segnalare come i programmi dell’ente gestore, preoccupati della disastrosa situazione, prevedano perfino l’adozione della tecnica di distrettualizzazione che sta ottenendo grandi risultati nella riduzione delle perdite di grandi città ma io mi chiedo, come si può pensare a suddividere in tanti distretti una rete elbana già divisa in 50 acquedottini?: impossibile! Sussiste inoltre il problema degli allacciamenti privati di utenza colpevoli anch’essi di ingenti perdite, allacciamenti che dovrebbero essere rifatti a spese dei cittadini. Insomma la riduzione dall’attuale 40-45 % ad un 10-12 % di perdita (considerata la condizione sine qua non per adottare la desalinizzazione) risulta tanto difficoltosa da porre un quesito determinante sulla convenienza o meno del rifacimento totale dell’acquedotto, quesito a cui non si può che rispondere in senso negativo: All’Elba, all’epoca attuale ma anche nei riguardi di un futuro anche lontano, non si può nemmeno parlare di rifare interamente gli acquedotti.
A questo punto è da segnalare come percentuali di perdita elevate del tipo di quelle elbane sono presenti in moltissimi acquedotti di aree montane e che anche queste siano dovute, in maniera del tutto analoga a quelle dell’Isola, alla elevata pressione di funzionamento delle reti necessaria per far giungere l’acqua alle aree di quota più elevata. Risulta che anche in una moltitudine di acquedotti di questo tipo non si è minimamente pensato di rifare le reti ma che il problema sia stato risolto dalla ricchezza d’acqua avente costi di produzione bassissimi e che consente di tollerare perdite anche in quantità eccessiva. Lo stesso metodo non può essere adottato all’Elba per la abissale differenza di costo di produzione dell’acqua che andrà persa e cioè: in montagna costo vicino allo zero ; all’Elba costi di produzione dell’acqua desalinizzata e percentuali di perdita spaventosamente elevati.
Tutto ciò che risulta con estrema certezza all’Elba è la reale difficoltà che si incontra nella riduzione delle perdite da cui discende immediatamente un’altra verità in base alla quale l’adozione della dissalazione vi costituisce la soluzione peggiore tra quelle possibili.
Devo aggiungere che le mie osservazioni su questo ed anche su altri blog sono state spesso criticate. Questa volta ritengo che nessuno possa smentire quanto segue: Tra sei mesi, un anno o forse di più quando il dissalatore di Mola sarà finito e comincerà a produrre acqua potabile, allora la sua intera portata durante moltissime notti finirà in una rete colabrodo munita di serbatoi che, per una tutela di sicurezza, tenderanno ad essere sempre al loro massimo livello, allora l'acqua desalinizzata a costi elevatissimi, non trovando posto nei serbatoi e dopo aver aumentato notevolmente la pressione di funzionamento dei tubi colabrodo, finirà dispersa nel terreno con quantitivi che supereranno di gran lunga la metà di quella prodotta: una vera follia!
Il secondo degli equivoci elbani consiste nella convinzione, anch’essa totalmente fasulla, in base alla quale la rete di distribuzione dell’acqua potabile si suppone sia in grado, tramite i suoi cinquanta piccoli serbatoi aventi una cubatura totale di 30000 mc, di effettuare la compensazione giornaliera delle portate. In altri termini è opinione diffusa che tutta l'acqua che il costruendo dissalatore produrrà durante la notte e durante i periodi di scarso consumi degli utenti, nella realtà dovrebbe trovare accoglimento nei citati 50 serbatoi. La realtà è completamente diversa. Infatti la costituzione della rete elbana formata come detto da una accozzaglia di acquedotti ed acquedottini ognuno alimentato da un proprio serbatoio di carico ma idraulicamente collegati in serie l’uno rispetto all’altro, dispone un funzionamento automatico di riempimento e svuotamento degli invasi puramente casuale e quindi non atto ad immagazzinare solo di notte ma invece ad orari anch’essi casuali.
In conclusione si può affermare che l’acqua che i dissalatori produrranno durante la notte non ha che scarse possibilità di essere accumulata ed invece essa provocherà un notevole aumento della pressione di funzionamento della rete con corrispondenti enormi perdite ancora maggiori di quelle prima indicate. Da rilevare attentamente una novità basilare: l’acqua che vi si perderà sarà in gran parte quella prodotta di notte con la dissalazione.
Chiaramente si potrebbe ovviarvi fermando tutte le notti il dissalatore con l’ovvia conseguenza della decurtazione di una produzione d’acqua potabile di dissalazione che di per sé e già insufficiente per soddisfare i fabbisogni. La buona regola sarebbe invece quella di una produzione di dissalazione dell’acqua del mare continua giorno e notte per la portata massima di 80 l/sec con alimentazione diretta della rete la il cui compito dovrebbe essere quello di rifornire l'utenza tutte le volte che essa ne ha necessità e poi di accumulare in serbatoio tutta l’altra produzione che eccede il fabbisogno medesimo. Allo scopo ogni dissalatore dovrebbe essere affiancato ad un suo serbatoio di appropriata cubatura peccato che nessun progetto preveda all'Elba La costruzione di tali preziosi manufatti.
La conclusione di questa nota appare ovvia: la costruzione del dissalatore di Mola è compromessa da una serie di difetti di base di cui si è molto trattato in questo blog. Ad essi il sottoscritto aggiungerebbe le due motivazioni di cui sopra le quali, a suo giudizio, non sono state sufficientemente valutate quella volta che si è deciso di operare una rivoluzione nel rifornimento idropotabile elbano come è la desalinizzazione dell’acqua del mare destinata ad alimentare acquedotti che non sono atti né a riceverla perché ciò avrà luogo con la perdita di percentuali elevatissime di acqua desalinizzata e quindi costosissima né saranno atti ad accumularla per la mancata costruzione di serbatoi sia annessi al desalinizzatore sia costruiti altrove.
La conclusione sarà la ripetizione di quel vero fallimento che, fatti salvi i futuri eventuali lavori di adattamento, sempre a mio avviso, sembra essere la costruzione del laghetto Condotto costata circa due milioni di euro e finora mai utilizzato
Marcello Meneghin