L’idea di Bersani di dedicare un ministero allo sviluppo sostenibile ha suscitato una discussione che può risultare utile se non si limita a riproporre e esaurirsi intorno alla crescita e alla decrescita e così via.
Meglio se si mette a fuoco il ruolo che essa può e deve avere in riferimento alle politiche ambientali. Qui infatti qualche elemento di confusione lo abbiamo già registrato quando alla greeneconomy –da intendersi evidentemente come versione aggiornata dell’economia ecosostenibile-si attribuiscono virtù e potenzialità in grado di fatto di risolvere di per sé le tante piaghe ambientali dal suolo, al paesaggio, alla biodiversità.
Ecco perché è bene partire dal fatto che con economia ecosostenibile si intende una politica economica che eviti i disastri del riscaldamento del pianeta, dell’inquinamento dell’aria, delle acque e del territorio, dell’abbattimento delle foreste, innalzamento dei livelli del mare, dello scioglimento dei ghiacci e così via rovinando. E’ chiaro che se politiche del genere riusciranno sul piano mondiale a decollare uscendo dai disastri finanziari l’ambiente non potrà che trarne giovamento. Se si riuscirà in tempo a uscire da politiche economiche rovinose per imboccarne di nuove appunto ecosostenibili è chiaro che il governo del territorio risulterà più agevole.
Più agevole ma pur sempre indispensabile perché esso non potrà riguardare solo le politiche economiche che in ogni caso dovranno ugualmente misurarsi con il consumo del suolo, la tutela del paesaggio (vedi eolico ma anche fotovoltaico e biomasse), la difesa della biodiversità. E per i parchi resteranno quindi punti cardine gli art 9 e 32 della Costituzione a cui fa non a caso riferimento la legge quadro 394. Perché il parco deve operare comunque perché il paesaggio sia bello, il suolo non sprecato, non inquinato e usufruibile in quanto bene comune su cui non può prevalere nessun interesse economico-finanziario neppure verde. Insomma una nuova economia verde ed escostenibile non manda in pensione le politiche ambientali oggi allo sfascio e che devono quindi semmai riprendere vigore e slancio proprio a partire dai parchi che sono soggetti istituzionali non settoriali e non preposti a ruoli di categoria che appartengono ad altri. A terra e a mare il loro ruolo non solo non perde smalto e incisività–come nella legge del senato- ma lo riacquista.
Con nuove politiche economiche devono andare in pensione le politiche economiche vecchie e non le politiche ambientali nuove.