Roberto Marini prende spunto dall’articolo di Gabriele Orsini per gettare un’ombra sinistra sul Comitato per Si al Referendum Consultivo sul Comune dell’Isola d’Elba. Alcuni passaggi dell’articolo di Orsini sono senza dubbio coloriti com’è nel suo stile, ma fotografano una realtà che non sarà solo pertinente all’Istituzione di un unico comune, bensì è già una caratteristica peculiare della nostra economia. Le Ditte che tutt’ora operano sulla nostra Isola, rispetto a molte di quelle che operano sul continente, sono non medie, ma piccole o piccolissime imprese; definirle come tali ovviamente non significa certo disprezzarle, ma prendere atto di una loro dimensione e capacità operativa. Tale dimensione ridotta non consente, nella stragrande maggioranza dei casi, di dare seguito a commesse da parte delle attuali Amministrazioni comunali, non avendo neppure le stesse, ad eccezione di Portoferraio, un Albo delle Imprese come la norma impone. L’invito di Marini alle Associazioni di categoria, in particolare quella degli Artigiani, ma non solo, di contestare le espressioni di fantomatico disprezzo, è dunque assolutamente fuori luogo. Piuttosto la missione sarebbe quella di favorire consorzi di imprese che possano avere sia la forza, sia le economie di scala tali da consentire una reale concorrenza con le imprese del continente. Questo non solo in merito all’acquisizione di commesse importanti da parte delle Amministrazioni, ma anche per beneficiare di un migliore accesso al credito bancario, là dove gli istituti di credito potrebbero avere maggiori garanzie per la dimensione delle imprese che lo richiedono. L’istituzione del Comune dell’Isola d’Elba, poi, agirebbe senza dubbio da formidabile volano proprio per spingere le nostre piccole Ditte a costituire consorzi o società temporanee per assolvere al compito di sviluppare veramente la nostra economia in tempi così difficili, essendo l’allentamento dei vincoli di stabilità uno dei benefici riconosciuti alla fusione di Comuni che dunque libererebbe risorse per investimenti in servizi e strutture urbanistiche. Questo beneficio sarebbe anche susseguente ad un auspicabile unico piano regolatore con regolamenti attuativi uguali in tutto il territorio elbano che consentano alle imprese di sfuggire ai pesantissimi vincoli burocratici tutt’ora esistenti negli otto ambiti territoriali in cui è divisa l’Isola, pur avendo essi requisiti uguali e conformi per caratteristiche economiche e geografiche, un requisito fondamentale ed indispensabile per un governo unitario nelle numerose materie comprensoriali le cui criticità sono oggi molto più evidenti di quanto lo fossero solo qualche anno fa. Il Comitato per il Si al Referendum sulla costituzione del Comune dell’Isola d’Elba sogna ed auspica questa nostra rivoluzione culturale e civile senza lanciare anatemi contro nessuno, come qualcuno ci accusa inopinatamente, invitando tutti i cittadini ed imprenditori ad una riflessione su come possiamo diventare i migliori artefici del nostro futuro.
Michele Rampini