La recente approvazione del Documento Unico di Programmazione da parte del Consiglio Comunale di Portoferraio, consentirà finalmente l'avvio di gare necessarie ad affidare servizi che - per scarsità di personale interno - non possono essere gestiti direttamente (trasporto scolastico, manutenzioni del territorio, ecc). Una situazione generalizzata da anni in tutti i Comuni, stante il regime di limitate assunzioni consentite agli Enti Pubblici dalla Spendig Review; per strappare condizioni economiche migliori (ribassi) e non dover impegnare costantemente gli uffici in gare e garette, negli Enti Pubblici prevale a volte la decisione di gare poliennali, cosa che per il lievitare delle cifre in ballo porta ditte esterne che campano sulle 'economie di scala' a concorrere. E' successo recentemente in un Comune elbano, che ha visto la ditta aggiudicataria 'esterna' fallire in corso d'opera, non prima però di lasciare cospicui 'chiodi' di decine di migliaia di euro per i servizi subappaltati, vedi un po', a ditte o cooperative elbane.
Il quadro normativo nel quale si opera è quello disegnato dalla legge 55/2019 di conversione del D.L. 32/2019 (c.d Sblocca cantieri), che conserva ad esempio la soglia di 40mila € per l'affido diretto, mantenendo il principio di rotazione degli inviti); per affidamenti tra 40 e 150 mila € gli Enti Pubblici possono procedere previa valutazione di tre preventivi (ove esistenti) per lavori, mentre per servizi o forniture si deve passare dalla valutazione di almeno cinque operatori economici; dai 150 ai 350 mila € gli operatori economici diventano dieci e poi quindici fino ad 1 milione, limite oltre il quale si passa alla procedura aperta.
Ma anche l'approccio normativo andrebbe inquadrato con gli occhiali della Politica, pur all' interno delle normative nazionali che prevedono di avvvalersi dell'offerta economica più vantaggiosa.
Succede infatti che gare d'appalto con competizione al ribasso, soprattutto sui servizi sociali, educativi e culturali, portano spesso risposte a basso costo che comportano il rischio di precarizzazione e dequalificazione del lavoro e sono una prospettiva disastrosa, mentre i contratti possono essere anche volano di un nuovo welfare promozionale, di politiche attive per l'inclusione socio-lavorativa: quello che può fare la differenza è quindi l' approccio politico alla materia degli appalti.
Come ha fatto Comune ad esempio il Comune di Bologna, approvando alcuni anni fa specifici regolamenti sulle “clausole sociali” che prevedono nelle gare una riserva minima di spesa per l'affidamento di beni e servizi a cittadini che si trovino in difficoltà (cassaintegrati, over 50, famiglie monogenitoriali con figli, ecc) oltre che alle cooperative sociali di tipo B e più di recente, nel luglio 2019, ha impostato un nuovo protocollo appalti, condiviso da categorie economiche e sindacati e associazionismo, con al centro un' ottica premiale per la tutela dell'occupazione e delle condizioni di lavoro, la salvaguardia dell'ambiente e degli gli aspetti sociali, la qualità dei servizi ai cittadini.
Ci pare l'occasione, per chi ha detto di voler ascoltare la città, di promuovere un preventivo ragionamento pubblico.
ER