L’attuale situazione politica aumenta il clima di incertezza nel quale ciascuno di noi opera ogni giorno e rende incerte anche le valutazioni sui futuri schieramenti politici e sulle insolite alleanze che anche in questo angolo d’Italia si candideranno a tenere il timone delle amministrazioni in un momento così difficile.
In questo quadro l’Elba si accinge a decidere la propria futura fisionomia istituzionale senza poter neppure contare sulla certezza dei contenuti di una proposta che arriva al traguardo senza quelle garanzie – non mi stancherò di dirlo – che la legge regionale sottoposta a referendum avrebbe potuto contenere senza peraltro ledere alcuna autonomia del futuro Comune ma piuttosto dando concrete risposte alle domande di cittadini preoccupati di perdere la possibilità di decidere della propria realtà territoriale e di essere discriminati divenendo periferia di una realtà insulare già relegata ad essere periferia dei servizi, dalla sanità ai tribunali.
Queste sono le vere ambiguità da parte di chi ben avrebbe potuto migliorare una proposta che – giova ricordarlo – non ha registrato voti contrari in Consiglio Regionale né – nonostante tante contestazioni – è stata mai impugnata né oggetto di interrogazione insinuando il dubbio che ancora una volta il gioco delle parti abbia ben poco di concreto.
In attesa che la “politica” scopra le sue carte, chi volesse guardare all’esclusivo interesse degli elbani dovrebbe prendere atto che quel processo sociale e culturale - che tutti hanno invocato quale condizione essenziale di una possibile unità istituzionale - in realtà non si è compiuto ed oggi quel voto rischia di risolversi nella mera contestazione degli uni e nella totale mancanza di autocritica degli altri.
Paradossalmente sia chi lo professa come la panacea di tutti i mali sia chi ritiene soddisfacente lo status quo non considera un dato fondamentale: siamo noi Elbani a dover ritrovare la strada dell’unità morale prima che politica, abbandonando i teatrini e mettendo sul tavolo progetti e reali soluzioni.
Se deve essere una scelta responsabile entrambi i comitati compiano il primo atto di coesione sociale chiedendo il rinvio del referendum e consentendo reciprocamente la possibilità di un vero cambio di passo verso il comune obiettivo di un’Elba migliore.