Il Prof. Luigi Totaro, nel commentare, giorni addietro, il risultato delle elezioni in Emlia Romagna ha espresso la strana opinione secondo cui nessuno dei partecipanti a quella competizione elettorale avrebbe vinto. Neppure il PD che, a suo parere, avrebbe evitato di parteciparvi, lasciando solo il candidato Bonaccini.
Ora, a parte il fatto incostentabile che in ogni competizione elettorale, ci sono sempre dei vincitori e dei vinti, mi sembra altrettanto incontestabile che in Emilia Romagna, oltre al Presidente Bonaccini anche il PD possa far parte dei vincitori, visto che è ritornato ad essere il primo partito nella Regione con il 34,69%. Credo inoltre, come ha dichiarato il Prof. Romano Prodi nella intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, che Bonaccini abbia vinto grazie al buon lavoro svolto come Presidente della Regione, al “clima di cambiamento che hanno portato le Sardine “, ma anche “all’appoggio INCONDIZIONATO del partito”.
Sempre secondo il Prof. Totaro il PD sarebbe un partito “vecchio”, incapace di rinnovarsi, di “passare il testimone”.
Non mi nascondo che il Partito democratico, come tutti i partiti della sinistra in Italia e in Europa, sta attraversando un periodo difficile. Non riesce da tempo a sintonizzarsi con le vere necessità del Paese, logorato da divisioni interne e indebolito da sciagurate scissioni, inestirpabile vizio storico della Sinistra.
Ma dobbiamo anche prendere atto, come ha fatto Michele Serra, sempre su La Repubblica, che quel Partito, di cui Bonaccini ne è sempre stato un funzionario, è riuscito, anche in un momento critico, a stoppare l’avanzata del “ sovranismo italiano”.
Ora indubbiamente è chiamato a scrivere una pagina nuova della sua storia. Non basta la vittoria in Emilia Romagna per sconfiggere definitivamente “il nemico”. Dovrà ascoltare l’invito di Romano Prodi a “spalancare le porte”, a promuovere “ una grande assise aperta che coinvolga esperti e raccolga intelligenze e proposte” .
Zingaretti ha dichiarato la sua ferma volontà di imboccare quella strada. Allora perché non pensare che un profondo, reale mutamento si possa realizzare? Perché non sperare e darsi da fare, rimboccarsi le maniche, anziché rimanere oppressi da un paralizzante pessimismo?
Personalmente nutro la speranza che si abbia l’umiltà, il coraggio, la saggezza di cambiare, di aprirsi davvero alla società. E di non comportarsi come la gallina del Leopardi che, passata la tempesta, ritorna “in su la via a ripetere il suo verso”.
Del resto mi sembra che lo stesso Prof. Totaro, con la sua sollecitazione ad evitare gli errori del passato e a fare qualcosa per non morire, abbia anche lui una qualche speranza.
Giovanni Fratini