Era appena passata da poco la mezzanotte e si chiudeva un ciclo politico amministrativo .
L’Amministrazione comunale di Portoferraio fin dl 1956 guidata da uomini della Democrazia Cristiana era costretta a lasciare la guida ad altri.
La scelta difficile e sofferta portata avanti, coerentemente, da tre giovani consiglieri Giovanni Fratini, Franco Scelza e Pietro Monfardini di lasciare la D.C. per formare un proprio gruppo autonomo che si definì Alternativa Democratica, permise la formazione di una nuova Giunta per dar vita a quella che successivamente fu definita “la primavera di Portoferraio”
Nel marzo dell’anno precedente l’Amministrazione monocolore guidata da Giovanni Cecchi, venuto meno l’appoggio dei socialisti, per superare lo scoglio del voto sul bilancio annuale, dove occorre la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto, aveva concordato con gli altri partiti, senza convinzione, un programma molto avanzato. Ma l’ostacolo costituito dagli uomini della destra D.C., ostili ad ogni rinnovamento, aveva costretto la Giunta ad ignorare gli impegni assunti ed aveva accentuato le divisioni del gruppo democristiano.
Atteggiamento irresponsabile che non teneva in alcun conto delle esigenze della città, in profonda crisi economica; poco tempo prima era stata chiusa l’ultima industria cittadina “la CESA” Sostanzialmente queste le motivazioni che portarono i tre ex colleghi di Giunta a compiere quella scelta per loro dolorosa, lasciare gli amici con cui erano cresciuti .
Nel corso della burrascosa seduta del 9 Aprile in una sala gremita di pubblico, il consigliere Scelza, commosso, pronunciò pressappoco queste parole: ” --- chi vuol dare soluzione ai problemi di Portoferraio si incontri con noi. Ci assumiamo tutte le responsabilità, anche per salvare l’onore di tanti cattolici che non si riconoscono in questa D.C. Chiedo che sul nome di Fratini convergano tutti coloro che credono possibile un rinnovamento democratico di Portoferraio.”
La D.C. locale che perdeva il potere malamente gestito, reagì con il linciaggio morale tappezzando la città di manifesti con la foto dei tre consiglieri che avevano permesso la formazione di una Giunta di sinistra, con la scritta : “HANNO CONSEGNATO IL COMUNE AI COMUNISTI”
La nuova amministrazione che si era formata aveva suscitato molte attese nella popolazione che credo non andarono deluse.
Anche gli stessi dipendenti comunali attendevano una svolta nella conduzione dell’Amministrazione, tant’è che la mattina successiva, mentre mi recavo in Comune, fui fermato da un VV.UU per illustrarmi i problemi del servizio, cosa che evidentemente non era riuscito a far prima con i precedenti amministratori.
In comune gli assessori non avevano un proprio locale, dove poter lavorare e ricevere i cittadini; esisteva solo l’ufficio del Sindaco ed all’Ufficio Tecnico, nella stanza dove si riuniva la Commissione Edilizia, una scrivania dove alcuni assessori conservavano i propri documenti.
Quella mattina, in un angolo di quel locale trovammo un cumulo di documenti, gettati la in tutta fretta da colui o da coloro che avevano qualcosa da nascondere e comunque non volevano far trovare ai nuovi amministratori.
Il sottoscritto che aveva ricevuto la delega all’urbanistica insieme al compianto prof. Uberto Lupi incaricato ai LL.PP, si misero pazientemente a leggere e catalogare le carte, chiedendo di volta in volta spiegazione ai funzionari.
In questo ammasso di documenti trovammo una lettera della Cassa per il Mezzogiorno datata 1968 che stanziava 200 milioni di L. per il restauro delle Fortezze medicee, dal periodo bellico occupate da alcuni cittadini per allevare polli o per coltivazioni varie.
Si chiese allora al dirigente dell’U.T. Antonio Bracali se era stato risposto e se era stato approvato e trasmesso il progetto di cui era stato incaricato il geom. Giancarlo Pacini. Nulla di tutto questo. La mattina successiva ero a Roma con questa lettera ed il funzionario che mi accolse mi apostrofò con queste parole: “ Vi svegliate presto, vediamo se il finanziamento esiste ancora.” Erano trascorsi inutilmente cinque anni e dei 200 milioni ne erano rimasti solo 100. Con questa somma appaltammo i primi lavori, che per l’A.C. furono seguiti dal geom. Cesare Moretti, allora dipendente comunale e fu possibile aprire al pubblico una porzione delle Fortezze Medicee.
Un’Amministrazione attiva che in poco tempo era riuscita a conquistarsi le simpatie della Provincia e della Regione per la mole degli interventi che era riuscita ad effettuare ed i problemi di varia natura che era riuscita a risolvere:
- Erano stati formati i Consigli di Quartiere dove Sindaco ed amministratori andavano a discutere con i cittadini i vari problemi
- Fu istituita la prima azienda pubblica per la raccolta dei rifiuti solidi urbani
- Furono appaltati i lavori per il fornice di Via Guerrazzi
- Dopo un confronto serrato con il Sovrintendente ai Monumenti e Gallerie arch. Secchi, fu avviato il recupero dell’ex caserma De Laugier
- Le linee urbane passarono dai privati ad un Consorzio pubblico ACIT
- Fu allestito un teatro nel complesso della Linguella
- Fu iniziata la progettazione per il recupero del teatro dei Vigilanti
- Si ricavarono 12 alloggi nell’ex caserme di Albereto
- Si appaltarono lavori per la costruzione di 15 alloggi popolari in Via Buozzi
- Si acquisirono le aree per la costruzione di 48 alloggi nella zona PEEP
- Venne istituito il servizio di scuola-bus
- Si facilitò, con modesti interventi il libero accesso alle spiagge di Capo Bianco, Sotto bomba e Viticcio
- In collaborazione con Provincia e Regione fu istituita la Scuola Alberghiera e molte altre cose ancora.
Non solo ma la Regione Toscana per l’attuazione di alcune diposizioni legislative, invitava altri comuni toscani a mettersi in contatto con il nostro comune portato ad esempio.
Mi scuso con gli ex colleghi di Giunta se non ho citato, perché non ricordo,
altri interventi altrettanto degni di nota.
Un gruppo di giovani, eravamo tutti tra i trenta ed i trentacinque anni ad eccezione del povero e bravo Pilade Becucci, che con grande entusiasmo e sacrificio nel porci a servizio dei cittadini, stima reciproca e senza interessi ed ambizioni personali, in poco tempo cambiarono volto alla nostra città.
Nedo Volpini