Non appartengo alla categoria di quelli che vorrebbero riaprire tutto e subito.
Credo, invece, che il ritorno alla normalità lo si debba conquistare con molta prudenza e gradualità. Detto questo, però, mi è rimasto spesso difficile comprendere la ragione di alcune misure restrittive.
E’ stata consentita dal Governo e dalla Regione la riapertura delle attività specializzate in abbigliamento e in calzature per bambini e neonati. Ma sia il Governo sia la Regione non hanno tenuto conto del fatto che crescono non solo i neonati e i bambini, ma anche i “ragazzi” che hanno qualche anno in più. E allora perché limitare le riaperture solo ai negozi specializzati nell’abbigliamento dei “piccoli”? Perché un negozio di articoli sportivi non può vendere, a chi bambino non è più e pratica una disciplina sportiva, scarpe, oggetti di abbigliamento o attrezzi che consentano di fare esercizi in casa o in spazi vicini?
Tra le attività commerciali non sospese rientrano quelle di vendita dei soli prodotti editoriali (giornali, riviste e periodici). Dunque, se oltre al giornale o ad una rivista mi viene voglia di prendere qualche bustina delle figurine Panini o un gioco da regalare ai miei nipoti, che da due mesi stanno chiusi in casa, niente da fare. Assurdo!
La Regione, con una ordinanza del 29 aprile, ci aveva consentito di andare a passeggiare e a correre “all’aria aperta” anche lontano dalla propria abitazione già dal 1° maggio, ma non si potevano “raggiungere altre abitazioni“. Dunque nessuna visita a genitori o figli residenti nel medesimo Comune. Ed era vietato ”sostare o stazionare” nei luoghi dove si può fare attività motoria o sportiva, per quale motivo? Perché secondo la Regione la sosta “creerebbe potenziali assembramenti”. Ma si può limitare la libertà delle persone solo perché il loro comportamento può creare “assembramenti”? No. Tant’è che questa assurda “pensata” regionale è scomparsa con il decreto del Presidente del Consiglio del 26 aprile che consente la riapertura di spazi pubblici e privati, dei parchi, dei giardini e dei luoghi destinati al culto (chiese e cimiteri) e non vieta la sosta, ma si limita a confermare il divieto di “assembramento”.
Ma di “pensate” strane la Regione ne ha inventate altre. Con una ordinanza del 3 maggio:
1) ha posto l’obbligo di fare acquisti solo “nell’ambito dei confini provinciali”;
2) ha concesso la possibilità di raggiungere “case,camper o roulotte, imbarcazioni e altri manufatti” per effettuare lavori di manutenzione necessari per “la sicurezza e conservazione del bene”. Lavori dunque anche importanti che difficilmente il proprietario potrà seguire visto che è costretto a rientrare “in giornata presso l’abitazione principale”
3) Per fare acquisti o spostarsi per lavori si può usare qualunque mezzo di trasporto, ma per andare in un parco, un po’ lontano dalla propria abitazione, a fare attività motoria, la medesima ordinanza fa obbligo di “usare” i piedi o bicicletta. E chi ha uno o due bambini di pochi anni, o una certa età o non è autosufficiente come ci va? Sul sito del Governo si legge che, in base all’ultimo decreto del Presidente del Consiglio “è consentito spostarsi con mezzi pubblici o privati per raggiungere il luogo individuato per svolgere tali attività”. A chi dobbiamo dare retta?
Una novità, infine, introdotta da quel decreto, è la possibilità di incontrare “congiunti”. I chiarimenti forniti dal Governo ci dicono, in sostanza, che possiamo incontrare anche parenti fino al sesto o affini fino al quarto grado. Ma che senso ha poter far visita a parenti e affini con i quali magari abbiamo sempre avuto scarsissimi rapporti e non poter, invece, incontrare qualcuno con cui, da una vita, abbiamo sempre avuto un forte legame di amicizia? Un impedimento incomprensibile.
E pensare che nella circolare del Ministero dell’Interno che commenta il decreto del Presidente del Consiglio si richiama un principio importante, di rilievo costituzionale. Le misure che vengono adottate per combattere l’epidemia impongono “di trovare un punto di equilibrio tra il primario obiettivo di salvaguardare la salute pubblica ...e l’esigenza di contenere l’impatto sulla vita quotidiana dei cittadini”.
Giovanni Fratini