Faccio ricorso a Elbareport per lanciare un appello a tutte le amministrazioni elbane su una questione che sono certa stia a cuore a molti, ma che un po' per pudore, un po' per preoccupazioni di altro tipo, durante la fase acuta dell'emergenza legata al covid, è passata purtroppo in secondo piano.
Adesso che la morsa, soprattutto psicologica, del nuovo coronavirus pare finalmente allentarsi è possibile tornare ad occuparsi anche di altre questioni senza correre il rischio di urtare la sensibilità di qualcuno e mi auguro senza incorrere nell'inconcludente benaltrismo.
Se infatti la pandemia scatenata dal nuovo coronovirus ha provocato centinaia di migliaia di morti, dolore, sacrifici e gravi difficoltà economiche che sono ancora lungi dall'essersi esauriti, una sfida ancor più dirompente e improcrastinabile deve essere affrontata e vinta se vogliamo dare tempo al covid_19 di entrare nei libri di storia.
Questa sfida è legata alla nostra sostenibilità ambientale e chiaramente in primo luogo al contrasto ai cambiamenti climatici, ma ciò che rende impellente il mio allarme riguarda la gestione, nel bel mezzo di un'emergenza epocale, della nuova mole e tipologia di rifiuti e la preoccupazione che venga affrontata con un certo rassegnato lassismo. Mentre credo che non ci sia concesso di arretrare neanche di un millimetro, sono convinta piuttosto che sarebbe richiesto uno sforzo ben maggiore.
Immagino a molti sia apparso stridente il contrasto tra lo spettacolo che la natura ha dato di sé nel periodo del lockdown, per noi soprattutto che siamo così privilegiati da vivere in un posto come l'Elba, e scene come quelle che si presentano in particolare davanti ai supermercati e poi via via ovunque fino al mare o nei boschi: guanti gettati per terra e cestini straripanti di plastica svuotati dal vento.
Le nuove modalità di somministrazione di cibo e bevande, con i bar e i locali che effettuano servizio da asporto, creano inoltre ulteriori quantità di rifiuti che è impossibile differenziare, in assenza di appositi cestini idoneamente diffusi. Nell'arco di due mesi sembra essere intervenuta una moratoria di tutte le buone pratiche che stavamo lentamente interiorizzando e stiamo correndo il rischio di passare da isola potenzialmente plasticfree a isola sommersa dalla plastica, con anche il declino della raccolta differenziata (non ho dati fattuali, ma mi sembra facilmente prevedibile, anche solo considerando i bicchierini di carta e i loro coperchi di plastica).
Mi rivolgo per questo accoratamente alle amministrazioni locali, a Esa e ai responsabili delle attività comunque interessate dall'utilizzo di dpi (cioè tutte) e di oggetti monouso per uso alimentare affinché ciascuno, negli ambiti e per le prerogative di propria competenza, prenda tutte le misure possibili e necessarie per contenere la dispersione dei rifiuti sanitari e per agevolare il corretto conferimento dei rifiuti risultanti dalle norme per il controllo del virus.
Mi auguro che questo problema sia sentito come urgente anche dagli organi preposti, oltre che dai cittadini, per continuare a far crescere l'Elba nel cammino virtuoso intrapreso anche grazie all'apporto di ESA, soprattutto in un periodo in cui finalmente sembra prendere piede una fattiva e più lungimirante collaborazione tra istituzioni e soggetti privati.
Isabella Paladini