Scorrere il breve ciclo di vita di Giulio Regeni, iniziato nella Bassa Friulana, nato a Trieste il 15 gennaio 1988, ma interrotto di botto in terra egiziana tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016, è un esercizio malinconico: l'inclinazione allo studio, la passione per i problemi sociali, l'affetto per le cose dell'esistenza umana (la foto col suo micetto che gli morde il mento è eloquente), il percorso accademico, l'istruzione nelle università del New Mexico (U.S.A.) e del Regno Unito, la vincita due volte del premio "Europa e giovani" per le ricerche sul Medio Oriente e infine l'indagine sui Sindacati Indipendenti Egiziani presso l'Università Americana del Cairo. Già la parola indipendenti è una presa per i fondelli nel Paese dove impera il regime tirannico di Abdel Fattah al-Sisi, insediatosi con un colpo militare nel 2013, rovesciando il presidente Morsi. Il Regeni è stato mandato al massacro dalla sua precettrice Maha Abdelrahman del Girton College di Cambridge, la quale conosce bene la situazione socio-politica in Egitto ed è consapevole dei rischi ai quali ha esposto il Regeni: è autrice del libro Long Egypt's Revolution, dove denuncia la quotidiana violazione dei diritti umani, la centralità dei servizi segreti e le paure del regime di fronte alle nuove forme di mobilitazione. Il 3 febbraio del 2016 il corpo di Giulio è stato trovato nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti in un fosso della strada che dal Cairo porta ad Alexandria, straziato a tal punto che la mamma l'ha riconosciuto solo dalla punta del naso! L'hanno ammazzato una certa ingenuità ma anche la generosità impiegata nella ricerca che stava conducendo, forse con scelte sbagliate tra le quali quella sul sindacato degli ambulanti, oppositori avversi al regime.
Intanto l'Italia ha sempre più rapporti stretti commerciali con il dittatore egiziano e non sono rinunciabili gli affari di 870 miliardi nel 2019 e la compravendita di due fregate europee multi missione per un introito di 1 miliardo e 200 milioni; i sindacati italiani: stop per noi sarebbe lavoro perso, il presidente del Consiglio: i risultati si avranno con l'intensificazione, non con l'interruzione del dialogo bilaterale. Il denaro è primo e vincente attore del teatrino. Dice Luigi Di Maio: Non c'è più tempo! Né vi è, ripetendo le parole di Paola Deffendi, madre di Giulio: il coraggio di vincere l'indifferenza morale. Il tempo per sperare è finito. I vari responsabili si sono barricati: quelli di Cambridge, quelli dell'Università americana del Cairo... Ibrahim Metwaly, avvocato della famiglia Regeni, nel 2014 è finito in carcere con l'accusa di terrorismo. A che cosa allude al-Sisi quando dichiara di essere disponibile alla ricerca della verità? Quanti altri Regeni nella ruota della tortura e nel tritacarne della verità? Il ricercatore egiziano dell'Università di Bologna Patrick George Zaki è detenuto al Cairo per terrorismo. Qualche burlone ha avuto il coraggio di esclamare: Stavolta andrà tutto bene!
MANRICO MURZI