Già prima che esplodesse la crisi del reincarico a Napolitano nel pd le questioni ambientali avevano innescato polemiche vivacissime che avevano lasciato il segno anche in campagna elettorale.
L’intervento di Umberto Mazzantini su Greenreport che da ormai per spacciato il pd salva solo la pattuglia degli ecodem; cioè gli ecologisti democratici a cui il Pd ha delegato i temi ambientali.
Ermete Realacci sempre su Greenreport ricordando la giornata dedicata a salvare i pianeta rilancia la green economy come condizione fondamentale per evitare il disastro. Anche in questo caso si parla a nome degli ecodem con tanto di dichiarazioni di Marco Ciarafoni portavoce nazionale degli ecodem che rinnova l’appello a rimboccarsi le maniche e far leva sul nostro patrimonio ambientale, culturale e paesaggistico le cui potenzialità possono risultare decisive per la green economy.
Ancora una volta -perché non si tratta di una novità- le politiche ambientali di cui in tanti avevamo denunciato i troppi silenzi anche in campagna elettorale sembrano ridursi come un mantra al cambio di marcia delle politiche economiche. Quasi che esse nella loro versione più rovinosa con cui dobbiamo oggi fare i conti non fossero state favorite e aiutate proprio da quelle politiche ambientali che hanno favorito e incoraggiato il consumo del territorio, una gestione del suolo irresponsabile, l’abusivismo più sfrenato, la distruzione del paesaggio, della natura e dei beni comuni. ( Vedi Taranto) . Ecco perché una nuova economia ha bisogno e deve poter contare innanzitutto su nuove politiche ambientali, di tutela dell’ambiente, della natura, del paesaggio, della messa in sicurezza del suolo come voleva il nuovo titolo V della costituzione che è fallito non riuscendo a far ripartire politiche del governo del territorio che sono andate via via abbandonando qualsiasi programmazione incentrata sulla leale collaborazione istituzionale e sulla pari dignità tra stato, regioni ed enti locali.
Qui il pd -già prima della campagna elettorale- aveva mostrato i suoi gravi limiti e ritardi, incertezze, silenzi e anche scelte sbagliate come quella sostenuta dagli ecodem –Ciarafoni in testa- al Senato che modificava la legge sui parchi sfrattando –pensa te- le regioni da qualsiasi competenza sulle aree protette marine. I vessilliferi senatori Ferrante e della Seta se la sono presa con il PD per non averli ricandidati al punto di accusare il partito si rifarsi nientemeno che alle vuote tradizioni laburiste del PCI. Stupidaggini a parte ( Ferrante e della Seta potrebbero utilmente leggersi qualche discorso di Berlinguer raccolto nel recente libro di Miguel Gotor) resta il fatto e non solo per gli ecodem che anche la greeneconomy dove poter contare su nuove politiche ambientali di cui al momento non si intravedono segni tangibili. Se Cota in Piemonte taglia i finanziamenti ai suoi parchi, in Toscana è stata approvata una legge che chiede ai parchi di conformare i loro piani a quello energetico. Ciarafoni e anche Realacci che qualche dimestichezza con la Toscana ce l’ha ( come Mazzantini) hanno detto qualcosa? Sui loro siti anche regionali non ne ho trovato parola. Dobbiamo chiederlo a Casaleggio?
Devo comunque salutare l’impegno degli ecodem di Livorno che pochi giorni fa di questi problemi ossia su Parchi e Politica hanno discusso alla libreria Belforte. Spero che presto lo si possa fare anche altrove.