Tutti schierati in piazza della Repubblica, a far quadrato intorno al monumento ai caduti, opera realizzata dal fiorentino Corrado Feroci, proprio durante il fascismo, nel 1922. Gonfalone del Comune di Portoferraio, bandiere tricolori e altri stendardi di associazioni, militari in alta uniforme, ex militari come bersaglieri, finanzieri, marinai, gente comune, bambini, il parroco Don Salvatore Gallo, che in precedenza aveva tenuto la messa, e la banda Filarmonica Pietri diretta dal maestro Manrico Bacigalupi, poi il picchetto d'onore, con al centro della scena il sindaco Roberto Peria, circondato dei giovani del Consiglio comunale dei ragazzi, ai quali è stato affidato il compito di lanciare messaggi sul giorno della liberazione. Il 25 aprile è stato celebrato dal primo cittadino, per la nona volta, ha tenuto a precisare e ha parlato con il cuore in mano, per dire di come deve essere tenuta alta la memoria della storia, sul significato di questo giorno, festeggiato ogni anno, che ha consegnato a tutti una Repubblica italiana, dopo secoli di mancanza di democrazia e libertà piena. La storia non va dimenticata - ha detto -non vanno dimenticati tutti coloro che hanno perso la vita per dare all'Italia la fine del nazifascismo oppressore. La memoria è fondamentale e fa capire ai giovani da dove veniamo. Il suo insegnamento è vitale per creare coscienze di uomini e donne del futuro, preparati e garanti di questa libertà conquistata a duro prezzo. Devono essere ancora vivi i ricordi di coloro che hanno fatto il massimo sacrificio, come tanti partigiani, i quali, come dice la nota canzone Bella ciao, chiedevano di essere seppelliti visto che i fascisti li uccidevano e non li seppellivano, per mostrare i corpi, accecati da quel potere, privo di ogni umanità e senso reale della società, bisognosa di ben altro. E odio scatenò altro odio. Ricordiamoci- ha proseguito - che qui a Portoferraio, nel 1933, è stato fatto un processo ad un uomo che ha rappresentato le migliaia di persone perseguitate dal fascismo, quel Sandro Pertini che poi sarebbe diventato Presidente della Repubblica. Come lui uomini e donne hanno dato tutto per liberare l'Italia e va capita la potenza di tale messaggio. Uomini che poi, nonostante le diverse tendenze politiche, hanno saputo creare la nostra Carta Costituzionale, che ha dei principi eccezionalmente forti e significativi, come gli articoli 1, 3, 11 e tanti altri. Non dobbiamo far altro che cercare di attuarli, per avere una vita più giusta, ancora da conquistare. Abbiamo bisogno di lavoro, di pace, di una condivisione per la risoluzione dei problemi esistenti. Notevole l'insegnamento di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica per la seconda volta, che ringrazio, il quale ci sprona a trovare soluzioni nuove e valide, per far progredire l'Italia, per una svolta di progresso, utile a creare una economia risanata, per dare al paese le risposte che tutti attendono, di lavoro e di giustizia. Queste alcune delle parole pronunciate da Peria che ha concluso il suo intervento ricordando il dolore terribile di papà Cervi, per la perdita dei figli fucilati per la loro lotta contro l'oppressore fascista. Insegnamenti importanti, insegnamenti per ogni cittadino deve portare con sé, coltivare e far comprendere bene alle nuove generazioni, in famiglia e nella scuola. L'inno d'Italia e la canzone Bella ciao, suonati dalla Filarmonica, hanno concluso quindi l'evento, che senza dubbio ha lasciato un segno in molte delle persone presenti. Forse non in un giovanotto che sbadatamente telefonava ad alta voce, mentre il sindaco parlava. Adolfo Tirelli, ex finanziere, è prontamente intervenuto ed ha allontanato il tizio, che forse banalmente non si era reso conto del disturbo che provocava. Una piccola ma significativa lezione. L'Italia più giusta si fa curando ogni dettaglio, una nazione più rigorosa, alla ricerca della piena democrazia.