Un florilegio di dichiarazioni hanno invaso in questi giorni le cronache locali per dare sfogo all’esultanza di coloro che si sono opposti, con indiscutibile successo, alla istituzione del comune unico. La tentazione sarebbe quella di replicare, magari con meno spocchia e più pacatezza, evidenziando sterili forzature concettuali e la palese incongruenza di molte argomentazioni. Chi definisce ridicola, per esempio, la storia del comune unico, probabilmente non si rende conto di scadere esso stesso nel ridicolo, chiedendo le dimissioni del sindaco che ha sostenuto il Si e attribuendosi tutti i voti di coloro che si sono astenuti. Così come, dopo aver demonizzato con espressioni dantesche l’obiettivo del referendum, un sindaco del No confessa di “non aver niente in contrario alla costituzione di un comune unico anche se sarebbe più propenso alla creazione di qualcosa di alternativo”. Con un linguaggio più rispettoso e propositivo, un caro amico, fautore intransigente del No, mi invita invece benevolmente a riflettere sul risultato del voto, criticando alcune mie valutazioni rilasciate “a caldo” e invitandomi a riconsiderare l’opportunità di una fusione dei due comuni di Rio Elba e Rio Marina.
Ebbene, pur ribadendo con convinzione che nella vittoria del No hanno avuto peso determinante lo spirito di conservazione, la paura verso il cambiamento e lo spauracchio dell’annessione a Portoferraio, coltivati e alimentati dagli oppositori ad una visione unitaria del territorio, io vorrei si accantonasse per ora ogni ulteriore polemica e ci si sforzasse a ragionare su come uscire da una situazione sempre più difficile per le condizioni di vita degli elbani e per la strutturale inadeguatezza delle istituzioni pubbliche a farsene doverosamente carico. Perché su una cosa credo che tutti si debba convenire, e cioè che lo scenario della crisi, a prescindere dal risultato del referendum, era e rimane preoccupante e irrisolto, tanto più se si considera quanto sia fragile la nostra economia e quanto precario sia lo stato dei servizi. Se così è, allora non possiamo ancora indugiare sulle partite perse o vinte, l’uno contro l’altro armati, ma, pur restando ciascuno con le proprie opinioni politiche, occorrerebbe avviare quel confronto che fino ad oggi è mancato e verificare dove può esserci un punto di mediazione positivo e accettabile.
Nel corso del dibattito che ha preceduto il voto e da alcune successive dichiarazioni, emerge la volontà di considerare altra ipotesi rispetto a quella del comune unico, e cioè quella, per me riduttiva ma pur sempre meglio che niente, dell’accorpamento dei comuni del versante occidentale e di quelli del versante orientale, così da ricondurre il quadro istituzionale a soli tre comuni per tutta l’Isola. Ci sarebbe da chiedersi perché questa proposta non sia stata formalmente avanzata prima, se non altro per contrapporla a quella messa in campo con il comune unico, ma non credo sia utile dare la stura ad ulteriori pretesti polemici che certamente non giovano a nessuno.
Allora scopriamo le carte e vediamo se questa può essere una strada percorribile. Per questo, appena eletto il nuovo sindaco di Rio Marina, è mia intenzione chiedere ufficialmente un incontro con gli altri sindaci del versante per fare una prima verifica sulla effettiva volontà di perseguire tale obiettivo e vedere chi ci sta.
Non ho capito bene, per concludere, cosa intenda dire il sindaco Ciumei sulla opportunità di dare una “spolverata”, come lui l’ha definita, alla vicenda relativa alla chiusura della Comunità Montana e al successivo scioglimento dell’Unione, ma posso fin d’ora assicurarlo che, per quanto mi riguarda, fin quando c’è da “spolverare” io non mi tiro certamente indietro.
Danilo Alessi
Sindaco di Rio nell’Elba
Foto Franzin