Questa è l’estrema sintesi dei risultati che emergono da un’indagine elaborata dal nostro ufficio studi a cui hanno partecipato oltre duecento imprese del settore turistico ricettivo operanti nelle zone della Val di Cecina, Val di Cornia e dell’Isola d’Elba per capire l’andamento della prima parte della stagione estiva “post Covid-19” e cioè dalla riapertura ad oggi.
Sulla città di Livorno e Capraia Isola è in corso uno studio specifico viste le peculiarità diverse rispetto agli altri territori
Senza nessuna pretesa di scientificità, i risultati fanno emergere dati interessanti in linea con quanto emerso in altre analisi e studi.
DATI PRESENZE TURISMO
Emerge innanzitutto la pesante riduzione delle presenze turistiche straniere per ben oltre il 60%. Questa tendenza sembrerebbe più consolidata in Val di Cornia (oltre l’80% degli intervistati) ed in Val di Cecina (il 63% degli intervistati)
Minore è la perdita relativa alle presenze turistiche italiane che si colloca per il 23% nel range 30% - 50% anche se con alcuni piccoli distinguo territoriali: infatti in Val di Cecina ed in Val di Cornia rispettivamente il 25% ed il 33% delle imprese intervistate ha rilevato ad oggi una situazione sostanzialmente invariata. Il 20% delle imprese della Val di Cecina ed il 15% delle imprese elbane rilevano addirittura un leggero incremento.
Vanno meglio gli stabilimenti balneari (80% degli intervistati rilevano le stesse presenze dello scorso anno) mente alberghi e campeggi sono i più penalizzati (registrano un calo del 25%-35%)
Possiamo dire che sulla nostra costa, ai tempi tragici del COVID19, il turismo, prevalentemente a carattere balneare e domestico, pur in presenza di innegabili
problematiche, prima tra tutte la verticale riduzione delle presenze straniere, è viva e dimostra una non scontata voglia di reagire.
Stessa tendenza sul fronte dei fatturati (su base annua) dove si conferma, ad oggi, una pesante riduzione per alberghi e campeggi (oltre il 63% dei campeggiatori e il 47% degli albergatori hanno subito una riduzione per oltre il 50% dei ricavi). Gli agriturismi si attestano su una riduzione media del 20-30% ed il settore della ristorazione lamenta un decremento tra il 30-50% con punte anche oltre tale numero.
Questo dato, ripetiamo, rilevato su base annua, ovviamente tiene conto della perdita di lavoro subita a partire dalla primavera ad ora e, tenuto conto che meno di 3 mesi fa le incertezze dovute ai rigorosi protocolli, distanziamenti ed altro, erano tali da lasciar pensare che una intera stagione turistica potesse addirittura saltare, ci fanno ben sperare per il prosieguo dei mesi di agosto e settembre.
Uno studio dell’IRPET di pochi mesi ipotizzava un calo dei fatturati complessivi oscillante tra il 60% (ipotesi peggiore) ed il 30% (ipotesi migliore); in questo senso dai dati complessivi del nostro sondaggio (oggi rileviamo il massimo picco negativo) lasciano pensare che, al netto di innominabili incidenti pandemici, a fine stagione si possa arrivare vicini all’ipotesi migliore. Ciò grazie anche al rilancio del turistico cosiddetto “domestico” e di “prossimità”, un quadro che ci riporta agli anni ‘70, da cui si intravedono segnali interessanti che certamente andranno ponderati meglio a fine stagione.
E’ evidente che nella situazione determinatasi in questi mesi un calo dei fatturati complessivi intorno al 30% rappresenterebbe una sciagura minore delle attese e
consente almeno di alzare lo sguardo verso il 2021 con una speranza inattesa di recupero.
Naturalmente questo calo non si spalmerà in modo omogeneo tra i diversi settori; ci saranno forti cali nei campeggi e negli alberghi (causa mancanza turismo straniero) cali sensibili nei pubblici esercizi, tenuta degli stabilimenti balneari, dati positivi negli agriturismi, B & B e case in affitto.
STRUMENTI DI LIQUIDITA’ DEL GOVERNO E BONUS VACANZE
Dal sondaggio emerge netto anche un giudizio negativo sugli strumenti di liquidità messi a disposizione dal governo ed anche sul bonus vacanza; su entrambi gli strumenti pesa l’ormai insostenibile capacità delle imprese di sopportare le complicazioni burocratiche connesse che non ne permettono una reale e rapida fruizione.
Gli strumenti di liquidità, infatti, sono ritenuti insufficienti dal 43% delle imprese intervistate, mentre sono positivi per il 12% accompagnato dal 24% di coloro che pensano che la burocrazia ne abbia vanificato l’utilità.
Venendo al bonus vacanze si rileva che oltre il 45% delle imprese intervistate nonintende usarlo nella propria struttura a fronte del restante 55% che lo accetterà ma con alcuni distinguo: il 29% in toto, 14% solo per soggiorni ed importi consistenti ed il 12% non per tutti i clienti.
Sono gli agriturismi le attività meno disponibili ad accettare il bonus vacanze (quasi il 73%) in quanto trattandosi normalmente di piccole strutture condotte a livello familiare, non intendono rinunciare alla liquidità immediata.
Gli intervistati si dividono sull’utilità dello strumento del bonus vacanze ai fini del rilancio turistico: infatti a fronte di un 46% di coloro che non ci credono si affianca anche qui quasi il 43% che giudica lo strumento utile ma troppo articolato nella sua applicazione oltre ad un 10% di coloro che lo ritengono utile.
INCIDENZA OCCUPAZIONALE
Sul fronte occupazionale il 47% delle imprese intervistate sembra aver mantenuto lo stesso organico dello scorso anno peraltro in maniera omogenea su tutte le macro aree della provincia (con una punta degli agriturismi al 63%). Circa il 20% delle imprese ha ridotto il numero delle assunzioni tra il 10-20%. Il dato è omogeneo sostanzialmente per tutte le categorie economiche intervistate ad eccezione degli alberghi che rilevano una riduzione di personale leggermente più alta.
“I dati emersi parlano chiaro - afferma Matteo Valori presidente provinciale di Assoturismo Confesercenti - e sono in linea con le previsioni che noi imprenditori avevano fatto. E’ auspicabile che nella seconda parte della stagione si possa tornare ai livelli dello scorso anno in termini di presenze e prenotazioni: i dati ad oggi ci confortano e ci fanno ben per un recupero nel mese di agosto.
La strada sarà in salita anche la prossima stagione – continua il presidente - e quindi saranno indispensabili i sostegni finanziari già stanziati dalla Commissione Europea per consentirci di investire nelle nostre strutture ed essere competitivi con gli altri Paesi e non spengere, così, il motore di questo primario volano economico della nostra regione. Vogliamo evitare – conclude Valori – il pericolo che ci sia un “turismo delle istituzioni” scollegato da quello dell’economia reale delle imprese.
“Concludendo – dichiara Alessandro Ciapini direttore provinciale Confesercenti - possiamo dire che pur in quadro di enormi difficoltà, il turismo sulla costa, Elba compresa naturalmente, è vivo e si conferma un asset su cui investire per una economia post Covid19 che avrà, inevitabilmente, caratteristiche diverse dal passato. In questo senso – continua - auspichiamo, come Confesercenti, che il nuovo governo regionale della Toscana si impegni per una politica di sostegno alle imprese nel quadro di una forte proposta di valorizzazione e promozione del turismo balneare costiero considerato, indebitamente e troppo precipitosamente come un settore maturo ed irrecuperabilmente declinante.
È chiaro – conclude il direttore - che i conti veri si faranno a fine stagione ma anche da questi dati, che hanno ovviamente dei limiti, emergono elementi per iniziare un ragionamento nuovo, all’ altezza delle drammatiche sfide che i tempi ci dettano circa il futuro dei nostri territori”.