Grande plauso al sindaco di Marciana Simone Barbi, che ha chiesto l’abolizione dell’area vocata al cinghiale all’Isola d’Elba, istituita dalla Regione Toscana su evidenti pressione dei cacciatori.
La paura di perdere consensi tra le associazioni venatorie ha fatto perdere di vista la difesa dell’economia agraria e turistica e della biodiversità.
Auguriamoci che i nuovi membri del Consiglio Regionale, molti dei quali rieletti, abbiano almeno il coraggio di correggere il clamoroso errore fatto, dichiarando così l’Elba “zona NON vocata” al cinghiale.
In nome dell’Associazione di categoria che rappresento Confagricoltura e Consorzio dei Produttori Vini DOC dell’Elba, vorremmo prima di tutto evidenziare che le popolazioni di “cinghiali” hanno subito nel tempo l'apporto di esemplari di maiali rinselvatichiti. La popolazione ibrida attuale, dotata di grande adattabilità e di elevata potenzialità riproduttiva, provoca danni enormi alle colture agricole, alla biodiversità ed in particolare all'assetto idrogeologico.
Riteniamo che:
- all’Elba non possano coesistere aree vocate per la gestione conservativa dei cinghiali accanto a zone non vocate, sotto la tutela del Parco Nazionale, visti gli impatti che questa specie provoca su flora, agricoltura, viticoltura e non ultimo sulla sicurezza stradale.
- debba essere adeguato il contesto normativo regionale, per dare la priorità alla conservazione dell'assetto idrogeologico, alla protezione delle colture agricole ed alla protezione della biodiversità.
Da studi fatti e pubblicati su molte riviste scientifiche è stato dimostrato che laddove esiste una forte pressione della caccia, la popolazione di cinghiali non diminuisce affatto, ma (sembra assurdo) aumenta la densità, aumentando l’estro e la prolificità delle femmine.
Inoltre la caccia provoca la destrutturazione delle famiglie e i piccoli trovandosi soli vanno alla ricerca di cibi più facilmente reperibili, aumentando così il danno alle colture agrarie. Questo è quello che si sta verificando all’isola, dopo oltre vent’anni, se tracciamo un bilancio, dopo un costante “prelievo” venatorio della specie, siamo arrivati oggi ad una incontrollata proliferazione sempre più insostenibile. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la gestione venatoria si è rivelata fallimentare.
L’amministrazione di Marciana ha dimostrato coraggio, ascoltando la maggioranza degli elbani, che non vuole essere più vittima di una politica a favore di una manciata di cacciatori. Ci auguriamo che anche le altre Amministrazioni elbane perseguano concreti piani di abbattimento di questa popolazione ibrida con l'obiettivo della sua eradicazione dal territorio elbano.
Italo Sapere