Ci risiamo. Riparte la politica a Portoferraio, e ancora una volta corre sulle ali dell’anonimato e della protesta social. Un film già visto (e se ve lo dico io ci potete credere) nell’ultima legislatura, costellata di lettere anonime, abbandoni e fughe in avanti, la maggior parte delle quali proprio sull’onda dei social media.
Un anno e mezzo fa (sembra un secolo…) chi doveva scegliere il candidato giusto per unire il centrodestra e lasciare che a governare Portoferraio fosse una espressione di quella parte politica da sempre maggioritaria, proprio per questo motivo sbagliò clamorosamente cavallo (che ora trotterella da tempo in altre praterie…) e finì per dividere tutto e stendere il tappeto rosso a Zini & co., rilanciando la loro politica di sinistri esecutori di ordini. Il tutto per essersi fidati dei social media, lasciandosi poi influenzare da chi correva dietro ad una poltrona difficilmente raggiungibile solo con le proprie forze.
Chiarisco subito di non avere niente in contrario verso Vincenzo Fornino (l’ho fatto anche assessore…) né tantomeno verso coloro che si ribellano e protestano, anche perché quotidianamente di queste proteste e lamentele sono subissato ogni volta che esco di casa. Chi ha memoria della passata legislatura ricorda sicuramente tutti gli interventi fatti in prima persona da me e pochi altri per combattere il degrado, l’assenza delle istituzioni e l’impotenza di poter agire per soddisfare le richieste dei miei concittadini. Posso quindi solo approvare chi fa emergere il malcontento e denuncia carenze, trascuratezza e sprechi.
Capisco questi moti di ribellione, ma purtroppo devo ricordare a chi protesta che ha votato, ognuno per la propria parte politica, sia questa maggioranza silente che questa opposizione che non si fa sentire né dentro né fuori Palazzo della Biscotteria. Quelli erano i cavalli che correvano, questo il risultato alla prova dei fatti.
Senza la presunzione di avere la ricetta per risolvere tutto (visto che anche io ho le mie colpe, se non altro per essermi scelto quella squadra) e senza neanche l’ambizione di apparire in prima persona, restando sempre disponibile a cedere il passo a persone più qualificate e capaci, credo però che la politica del centrodestra portoferraiese ed elbano in generale debba percorrere un’altra strada.
Intanto, si cominci a rendere indipendenti le scelte che riguardano le sorti dell’isola dagli umori e dalla scarsa conoscenza del territorio di persone che a questo territorio non appartengono. L’appello va ovviamente a Marco Landi, unica voce elbana in consiglio regionale, ma anche alle altre forze politiche del centrodestra, non proprio bene a fuoco nell’ultima tornata elettorale delle regionali.
E poi il rinnovamento di quella che potrebbe essere una nuova costituente del centrodestra: allarghiamo la partecipazione, aprendo al contributo dei giovani e di persone in grado di gestire in modo manageriale la politica elbana, intesa nel senso di tutto quello che si può realmente fare per risolvere i problemi dell’isola e dei suoi abitanti, al di là degli slogan e delle promesse elettorali. Si può partire, certo, dalla base delle proteste dei Pasquini di turno, ma poi si dovrà governare il nostro futuro, visto che anche le ultime elezioni regionali hanno riconfermato le profonde radici del centrodestra all’Elba, ancora e sempre più Balena Bianca nel mare della Toscana.
Mario Ferrari