A mio avviso, un passo avanti ma non sufficiente. Sto parlando della modifica apportata dall'attuale Governo ai decreti cosiddetti <<sicurezza>>.
Il ministro degli Interni Lamorgese è riuscito a mediare, raggiungendo - come ha dichiarato - l'obiettivo di tenere insieme la dignità delle persone che vengono accolte e la sicurezza delle comunità che accolgono. E per il futuro spera di riuscire a riprendere i flussi regolari al fine di sottrarre i migranti ai trafficanti di esseri umani.
Garanzie dovrebbero venire dal Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), diffuso in piccoli centri in ogni regioni, dove gli immigrati hanno documenti, un domicilio certo e magari anche la possibilità di essere impiegati regolarmente o di essere assegnati ai lavori socialmente utili.
Nel testo governativo si reintroduce e specifica il significato e il campo di applicazione della protezione umanitaria, i tempi per il trattenimento dei migranti nei Cpr e le condizioni di sicurezza per le forze dell'ordine e per i migranti (con l'individuazione di forme di ricorso al Garante dei diritti dei detenuti), le condizioni per i soccorsi in mare, in particolare il ruolo delle ong (cancellando le multe milionarie).
Ora tocca al Parlamento esaminare la questione. E soprattutto darsi i tempi per andare oltre, affrontando il tema immigrazione nella sua globalità, quindi riscrivere le politiche sull'immigrazione. E' quindi necessario, per esempio, rivedere l'impianto della legge Bossi-Fini, le questioni relative al diritto d'asilo, il soccorso in mare e, in stretto rapporto con l'Unione europea, il tema dei rimpatri, dell'accoglienza e dell'integrazione.
Senza dimenticare il tema della cittadinanza, sciogliendo almeno il nodo dello ius culturae, dando una risposta a coloro che fanno parte della nostra vita sociale in quanto frequentano le nostre scuole, cioè i tanti bambini e ragazzi figli di genitori stranieri residenti da tempo in Italia.
(Postilla) - Lo Stato italiano guadagna sul lavoro degli stranieri. Infatti, il saldo tra tasse e e contributi versati da lavoratori stranieri e la spesa pubblica a loro destinata registra 500 milioni a favore dello Stato. Lo dice la Fondazione Moressa (Cgia di Mestre) in uno studio che prende in esame li ultimi dieci anni.
Quindi i lavoratori stranieri sono <<utili>> all'economia (svolgono lavori indispensabili altrimenti <<scoperti>> e producono il 9,5% del Pil, pari a 147 miliardi di euro) e danno origine anche ad un beneficio di 500 milioni per la collettività.
Nunzio Marotti