Sabato 11 maggio a Porto Azzurro, in concomitanza casuale e significativa con i festeggiamenti per i 410 anni di Longone, si è sciolta formalmente l’organizzazione che ha consentito agli Elbani di poter decidere con un Referendum se avere finalmente un Comune Unico ad amministrare la loro isola o continuare a restare divisi in otto realtà comunali. Com’è noto, la scelta è stata quasi univoca, se si toglie Portoferraio: gli Elbani hanno deciso a larga maggioranza di restare “isolati“ oltre che isolani e il Comitato ha dovuto prendere atto di questo amaro risultato, proprio perché democratica espressione di un voto popolare.
Gabriele Orsini, coordinatore del Comitato, ha presentato all’incontro un’analisi della sconfitta, ripercorrendo tutto il percorso che il Comitato aveva fatto in questi quasi due anni di attività e dopo aver sentito i tanti commenti del post referendum pervenuti alla segreteria. Un’analisi anche spietata degli eventuali errori commessi, delle eventuali omissioni, delle eventuali cattive compagnie che hanno portato ad un risultato così imprevisto, anche dopo i sondaggi sia professionali che domestici. Sarà stato il terrore del paventato avvento a tempo indeterminato del commissario a far cambiare idea anche ad una parte dei firmatari della proposta di legge d’iniziativa popolare che tanto entusiasmo aveva suscitato a maggio dell’anno scorso, oppure la paura che Portoferraio fagocitasse tutti gli altri comuni, oppure le intemperanze verbali e scritte del coordinatore o magari la mancanza di idonea comunicazione, oppure tutti questi e anche tanti altri fattori insieme da addebitare ad Orsini e a tutto il direttivo del Comitato. O anche lo scarso impegno delle associazioni di categoria che pure avevano promosso l’iniziativa o infine l’atavica paura del salto nel buio , del nuovo che non si conosce a riscontro invece della sicurezza del sindaco della porta accanto anche se non ti può più aiutare e infine il timore di perdere storia e tradizioni locali. Tutto questo ma soprattutto, hanno concluso i convenuti , la preoccupazione di perdere i piccoli privilegi che offriva l’attuale divisione in otto feudi ,come qualcuno li ha definiti , i cui feudatari però, al di là delle poltrone e poltroncine conservate, non saranno più in grado di favorire i loro vassalli e valvassori. I vari interventi succedutisi hanno però confermato che il progetto del Comune unico valeva la pena di perseguirlo e anche se errori sono stati commessi, seppur con l’impegno assiduo e appassionato di tutto il direttivo e di tanti volontari che si son prestati, sia per le firme prima che per il referendum dopo , un risultato l’ha comunque raggiunto. Si è presentato agli Elbani una nuova ipotesi di Elba, snellita nelle procedure ,con i risparmi per le spese della politica, con finanziamenti statali, regionali e comunitari per l’eventuale fusione, unita per i risultati mai raggiunti, dalle discarica all’aeroporto, dall’ospedale ai trasporti, dall’approvvigionamento energetico ai servizi in genere, pronta ad accogliere le sfide del’informatizzazione e dell’innovazione in genere e soprattutto con la previsione di un unico centro unitario per la programmazione e lo sviluppo turistico dell’isola che i tentativi delle gestioni associate non hanno ancora saputo offrire. Ecco perché, al di la dello scioglimento formale del comitato, i tre rappresentanti legali Orsini Serini e Verri, convocati per l’atto finale in Regione, andranno si a dare conto del fallimento del loro tentativo, ma testimonieranno anche la volontà di quei quasi cinquemila SI del referendum di voler comunque continuare la battaglia per un’Elba unita che vuole tenere acceso lo spirito di questo progetto, in attesa ed in preparazione delle riforme istituzionali, dalle province ai piccoli comuni, che i nuovi governi comunque saranno costretti ad adottare .
L’ufficio stampa del Comitato