È scientificamente evidente che l’unico metodo valido ad oggi per contrastare la pandemia da Covid19 è la vaccinazione. Detto questo, si legge sempre più spesso di proposte sulla priorità dei destinatari delle vaccinazioni, in altre parole chi deve venir prima e chi deve invece attendere. Per questo il Governo ha comunque deciso una strategia.
Non avendo nulla da dire a riguardo, ché non è materia che ho studiato o che conosco, mi limito a far notare che la proposta di vaccinare tutti gli abitanti delle isole minori nasconde almeno due espressioni di egoismo e una di ipocrisia.
Il primo atteggiamento egoista sta nel fatto che vaccinando l’intera popolazione di una certa area geografica, si includono categorie di persone con rischio per la salute inferiore ad altre. Quindi in qualche modo si vengono a privilegiare fasce di cittadini a più basso rischio privando di fatto del vaccino persone maggiormente esposte, che hanno la sola “colpa” di non abitare su una piccola isola.
Il secondo aspetto egoista è nel sottinteso scopo di creare una sorta di scudo fra noi e i turisti, avendo, da un lato, la categoria di chi ospita col culo parato (per usare un francesismo) e, dall’altro, la categoria di chi è ospitato che si arrangi come può. Questo aspetto è anche messo in luce dalla proposta di inclusione fra i vaccinandi di “operatori non residenti”, ovvero di lavoratori stagionali che abiterebbero le isole nei periodi di afflusso turistico. Come dire: l’importante è che noi e i nostri dipendenti siamo a posto, poi che i turisti si arrangino (assicurandosi però che mettano piede qui, magari attratti proprio dall’immagine che siamo tutti vaccinati).
Ma allora questo metodo (che io comunque giudico in qualche modo esecrabile) non sarebbe lecito anche per chi fa turismo in montagna, nelle zone sciistiche o nelle città d’arte? Ciascuno a modo suo può trovare insiemi ragionevoli di popolazione da far ergere a privilegiati.
Infine, l’ipocrisia sta nel fatto che queste proposte, invece di essere presentate evidenziando chiaramente il suddetto vero scopo economico, vengono spesso vendute e propagandate come “opportunità” per il territorio, adducendo ad esempio le ben note problematiche ospedaliere. Da un certo punto di vista sono certamente opportunità, ma a senso unico. Come quando su un’auto in vendita c’è il cartello con scritto “Affare !”: sicuramente è un affare, bisogna capire se lo è per chi vende o per chi compra...
Io speravo che questa pandemia avrebbe fatto maturare sensi di fratellanza e di comunione, di amore per gli altri e di buoni sentimenti. Sono stato in parte accontentato, ma solo in parte. Ora spero che esca fuori il meglio da ognuno di noi.
Marco Sartore