Nonostante molti incarichi anche importanti sul piano istituzionale e politico ricoperti nel Partito Democratico (e prima ancora nel PCI), da troppo tempo non riesco a combinar nulla in un partito paralizzato, ridotto in una condizione che ci costò la perdita del comune di Pisa.
Da allora le cose non sono cambiate molto, tanto è vero che stiamo facendo ancora i conti con commissariamenti vari che stanno condizionando qualsiasi iniziativa. Anch’io considero la svolta nazionale con Letta una nuova possibilità per tornare finalmente ad essere un vero partito in grado, ad esempio, di decidere sui suoi rappresentanti in regione, mentre ora assistiamo a troppi casi di persone auto-candidate che una volta elette fanno poi i loro comodi. Vedi le vicende del parco San Rossore, Migliarino Massaciuccoli per non parlare di quelle regionali e della segretaria Bonafè.
Ma l’aspetto che più mi ha tagliato fuori da un impegno politico è stato l’ambiente, dove ho più lavorato anche sul piano nazionale, acquisendo conoscenze e competenze che ho messo a disposizione del partito fino a quando al partito sono interessate. Quando questo interesse è venuto meno ho cercato di agire sul piano personale, ovviamente con scarso successo, tanto da indurmi a desistere. Ostinatamente sono tornato alla carica dinanzi a vicende soprattutto regionali che hanno esposto e stanno esponendo il Pd a bruttissime figure con l’assenza totale della Federazione pisana.
Sono perciò tornato a chiedermi cosa ci faccio e posso fare io in un partito ridotto così. Voglio dirlo chiaramente: nulla.
Nonostante veda il grande impegno di Letta per rilanciare il PD (e il suo recente libro lo conferma) a Pisa il partito è fermo.
E se a Pisa il partito rimane questo io non ci sto.
Renzo Moschini