Il 24 novembre, a tarda notte, si è conclusa a Baku la COP29 con quasi due giorni di ritardo per, faticosamente, stilare un documento da approvare all’unanimità come da rituale.
Ormai da tre anni le COP si stanno svolgendo in Paesi legati alla produzione di petrolio, il che la dice lunga sulla china che stanno prendendo tali conferenze annuali le quali si dovrebbero prefiggere, come loro obiettivo, la lotta al cambiamento climatico, proponendo incisive azioni per contenere l’innalzamento della temperatura del nostro Pianeta.
Già l’obiettivo, non secondario, di tale COP, e cioè l’NCQG (Net Collective Quantified Goal), è stato oggetto di una contrattazione da suk arabo; 1300 miliardi (1,3 trilioni) erano richiesti dai Paesi “danneggiati” ai 23 Paesi inquinatori. Dopo estenuanti trattative, si è arrivati a 300 miliardi l’anno che dovranno essere erogati entro il 2035.
Ma, a mio giudizio, è tutto nebuloso e, probabilmente, non sarà fatto niente come è avvenuto con i 100 miliardi che erano stati deliberati di rifondere. Quanto, della somma stabilita andrebbe a fondo perduto e quanto a prestito? Chi deve erogare tali importi? Solo i 23 Paesi individuati quasi 30 anni fa?
La Cina e l’India si sottraggono a tale incombenza ed anche i Paesi Arabi fanno “orecchi da mercante”. Si fa affidamento su contributi volontari.
Intanto le ong-green con a capo Greta Thumberg contestano , oltre le decisioni prese, anche la scelta di sedi in Paesi non democratici.
Il Presidente azero Aliyev definisce il petrolio “dono di Dio”; infatti contribuisce per più del 50% al pil nazionale. La Socar, compagnia di bandiera dell’Azerbaijan, è la principale fornitrice per la nostra TAP, il metanodotto che da Melendugno (Puglia) distribuisce il gas nella rete nazionale italiana.
La chiusura dei lavori con relativa relazione finale semi-trionfale, di Babayev (presidente cop29) porta a casa le seguenti conclusioni principali:
- accordo sugli ETS (Emission Trading System): possono essere prodotti crediti operando sui Paesi in via di sviluppo con piantumazioni o impianti di energia rinnovabile.
- i 300 miliardi l’anno per NCQG come già detto
- non viene menzionata , come era stato fatto a Dubai, la fine dell’impiego dei combustibili fossili.
Ripartiti, per i loro Paesi, i 52000, circa, partecipanti di 198 Nazioni tra i quali esponenti di quasi 1800 lobbies energetiche e agroalimentari . Esse tra loro hanno concluso affari, come la nostra Ansaldo energia che parteciperà in Romania all’ampliamento della centrale nucleare di Cernavoda (a regime 5 reattori CANDU da 1300 Mw l’uno) ed alla produzione di idrogeno. I reattori CANDU impiegano uranio naturale ed acqua pesante.
A Dubai (COP28) erano presenti circa 92000 partecipanti.
Forse Dubai era più attrattiva turisticamente. Diceva un nostro famoso politico : “ a pensar male si fa peccato, ma ci s’indovina!”
Prossima COP30 a Belem (Brasile) al confine con l’Amazzonia il polmone verde del mondo.
Il cerchio si chiude, dato che tutto è partito dalla conferenza di Rio del 1992. Peccato che sarà a Novembre e non a Febbraio.
Spes ultima Dea!
Giampaolo Zecchini