Per dir la verità, ad eccezione di poche e sparute avanguardie, dalla CGIL di allora e delle poche associazioni ambientaliste, prima tra tutte Legambiente, gran parte della società elbana era contraria all'istituzione del PNAT, voluto dall'allora governo dell'Olivo, con il Ministro Ronchi. Tutte le associazioni venatorie, tra le quali c'era anche tanto popolo, le Associazioni di Categorie economiche, dagli Albergatori, la Confcommercio, la Confesercenti, la Confartigianato ed il CNA, le categorie professionali, geometri e architetti ed anche parte dei sindacati, inoltre tutti i Sindaci di allora, di cdx e di csx, ad eccezione di quello di Marciana e di Rio nell'Elba, erano dichiaratamente contrarie alla presenza sul territorio isolano del Parco.
I partiti politici di allora erano già in crisi ed un po' spiazzato dalla decisione del Governo, specie quelli ad esso solidali. Ci furono numerose manifestazioni degli oppositori, con Sindaci in testa. Il Governo dell'Olivo ed il ministro non tornarono indietro e con la Regione Toscana, procedettero, alla istituzione ed alla nomina del Presidente.
L' avvio fu anch'esso difficile e le uniche amministrazioni comunali che collaborarono furono Marciana e Rio nell'Elba, e, quest'ultimo comune, nonostante fosse il più piccolo dei Comuni elbani, contribuì a fornire i due funzionari apicali, quello all'ufficio piano e quello all'economato e ragioneria che consentirono al neonato Parco di farlo decollare come ente amministrativo, territoriale. Questa esigua, ma fondamentale collaborazione fu preziosa in quel difficile momento di nascita, ma anche fortemente contestata da chi si opponeva in tutti gli schieramenti politici di allora, anche quelli vicini all'Olivo.
La posizione di coloro che si opponevano andava da quelli che si opponevano ai divieti di Caccia o di regolamentazione della pesca, a tutti i ceti imprenditoriali autonomi che vedevano la presenza regolamentativa sul territorio, come un ostacolo alla libertà di impresa e professionale (cioè la edificabilità senza troppi vincoli), fino ai Sindaci, che lamentavano di non essere stati coinvolti sulla perimetrazione e sui regolamenti istitutivi dicendo e che era stato, loro malgrado, calato dall'alto.
Se si può fare un bilancio credo che si debba riconoscere che in questi anni si sia guadagnato qualche consenso in più, ma non credo molto, sia perché anche i Parchi, come tutti i gli enti territoriali hanno subito un drastico taglio di risorse finanziarie e di funzionamento, con un progressivo ridimensionamento ed emarginazione, sia perché l'idea, tutt'ora egemone e ancora appartenente a quelle stesse categorie che si opposero alla istituzione, cioè che lo sviluppo dell'economia turistica, debba procedere senza regole e vincoli o di tutela dei beni comuni, e accompagnata da una maggiore richiesta di una maggiore privatizzazione del territorio.
Al Parco queste categorie hanno prevalentemente chiesto e chiedono solo sussidi e/o di farsi promotore con il proprio brand di pubblicità turistica per aumentare l'afflusso dei turisti su di un territorio che ormai porta segni abbastanza evidenti di deterioramento e degrado qualitativo ambientale, dovuto ad un turismo massificato e sempre più invadente Ma su questo influisce senz'altro lo sgretolamento della politica, come interesse generale e progettuale e la dimensione pubblica come ambito più incisivo di tutela dei beni collettivi.
Quindi una celebrazione di questi 25 anni un po' amara e nonostante il finanziamento UE della transizione ecologica del Paese Italia, peraltro già minata nelle premesse attuative dalle resistenze della Lega e del Ministro allo sviluppo economico, Giorgetti, vedo difficile anche una ripartenza che ridia al Parco piena dignità e funzionalità. Prevale ancora quella linea liberista che disprezza regole generali, che contrastino con l'interesse ed il profitto privato. Vi sono ancora molte cose da completare, nella pianificazione e nelle tutele dalle nuove aggressioni di questo unico e fragile territorio e della proposta di istituire l'area Marina protetta. Auguri, quindi, caro Parco, ne hai proprio bisogno.
Giuseppe Coluccia