L'articolo di Nunzio Marotti "Essere scuola nell'isola" è pubblicato dalla Rivista Nautilus (www.nautilusrivista.it/), sottotitolo "NavigAzioni tra locale e globale", con direttore Monica Pierulivo.
Nautilus è una rivista mensile che non parla solo di cultura ma è cultura: nella narrazione di ciò che accade, partendo dai territori locali per spingersi e confrontarsi con altri luoghi. Di volta in volta, si viaggerà nel tempo e nello spazio, cercando di costruire ponti metaforici tra passato, presente e futuro, tra locale e globale, tra centro e periferia, tra competenze diverse, tra punti di vista plurali per offrire, in ciascun numero, non una fotografia dell’esistente bensì un’immagine in movimento di ciò che sta accadendo, che sia foriera di nuove prospettive. Il numero 2 - agosto 2021 è dedicato alle isole e al mare.
Le criticità della scuola italiana sono sicuramente superiori e più profonde in una realtà insulare. Ma i limiti possono rappresentare un'opportunità per l'intero territorio?
Gli attori locali se lo sono chiesto a più riprese. All'inizio di settembre del 2019, per esempio, con un incontro molto partecipato promosso dal Dirigente scolastico (Enzo Giorgio Fazio) dell'Istituto statale di istruzione superiore “Foresi” di Portoferraio. In quell'occasione ci si pose la domanda di come consolidare il rapporto fra scuola e territorio, in una logica osmotica, utile a superare gli ostacoli e a creare sinergia e innovazione. La risposta delle realtà scolastiche, imprenditoriali e dei Comuni fu interessante e propositiva. Ci si lasciò con l'impegno di creare un tavolo ristretto per far tesoro delle proposte emerse.
Questo percorso si è incrociato poi con l'azione dell'Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa (Indire). Dopo gli incontri elbani, con Giovanni Biondi presidente dell'Indire e l'allora assessore regionale Cristina Grieco, una nutrita delegazione di presidi e docenti in servizio all'Elba (presente anche l'assessore-presidente della conferenza zonale dell'istruzione) ha preso parte a Roma alla Settimana delle Piccole Scuole (dicembre 2019). Ci si è inseriti, così, nel percorso delle Piccole Scuole italiane, orientato a promuovere azioni di rinnovamento delle scuole piccole, fornendo risorse e strumenti per affrontare il cambiamento con competenza e senza smarrire l'elemento identitario.
Dal confronto con l'Indire, sono scaturite alcune azioni – condizionate dalla situazione sanitaria – ma è anche emerso che nella scuola elbana da tempo sono presenti elementi di innovazione.
La realtà elbana è apparsa subito come un microcosmo in cui dare vita a un modello di sperimentazioni e laboratori replicabili su grande scala. Senza dimenticare che l'insularità mette di fronte a rischi quali l'isolamento, il pendolarismo, la marginalità sociopolitica, culturale ed economica, la dispersione e l'insuccesso scolastico.
Al centro l'idea della piccola scuola elbana come scuola di comunità. Quindi: rapporto bidirezionale con il Territorio, rete e sinergie, formazione, innovazione didattica e tecnologica.
Con modalità a distanza, numerosi docenti dell'Elba sono stati formati dall'Indire con tre incontri che si sono svolti nello scorso mese di dicembre. Si è parlato di ambiente di apprendimento allargato, di valorizzazione delle arti nel curricolo, in particolare il teatro, attraverso accordi con gli enti del territorio e anche di soluzioni nella didattica disciplinare delle scienze tramite il modello Bifocal.
Qualche parola sulle strategie per ampliare l'ambiente di apprendimento.
Alla base c'è l’idea di community school, la scuola come centro formativo e di aggregazione per tutta la comunità, e non solo per gli studenti che la frequentano e per le loro famiglie, con le scuole pubbliche aperte tutto il giorno all'intera comunità locale. Questo modello si basa sulla connessione fra scuola e comunità e focalizza l’interesse dall’apprendimento nell’ambiente scolastico all’apprendimento nella comunità. Così il territorio è anche strumento di memoria e tradizioni, di rimando tra locale e globale. L'ambiente di apprendimento richiede un approccio ecologico (Brofenbrenner), che parte dal fatto che il soggetto è in un contesto ambientale caratterizzato dalla complessità la quale influisce sul suo processo evolutivo. Le dinamiche comunicative e l'organizzazione degli spazi scolastici sono importanti nella gestione dei processi di apprendimento da progettare con attenzione ai vincoli e alle opportunità.
In questo quadro, nell'ultimo periodo di questo anno scolastico, i docenti hanno presentato progetti dopo aver seguito altri incontri di approfondimento sul teatro e il Bifocal.
Proprio in riferimento al Bifocal, c'è da registrare la Serra idroponica realizzata da una classe terza della primaria di Rio. “Un'esperienza laboratoriale – dichiara la preside Lorella Di Biagio – che ha dato ottimi risultati in termini di coinvolgimento dei 'piccoli scienziati' e di sviluppo delle competenze scientifiche e trasversali (progettare, risolvere problemi, prendere decisioni)”.
Come si vede, si tratta di un argomento ampio e di un processo i cui sviluppi potrebbero essere oggetto di ulteriori articoli.
Vale la pena, però concludere riportando qualche elemento di prima valutazione.
Ci si aspettava il salto di qualità. Queste le intenzioni e le attese dell'incontro di settembre 2019. Ripensare gli ambienti di apprendimento (apertura civica, scuola diffusa) per innovare la didattica. Le proposte dell'Indire costituiscono un elemento positivo e arricchente. Ma occorre di più. All'Elba si vuole un impatto sugli ambienti di apprendimento e, quindi, finanziamenti non residuali per procedere ad un'effettiva revisione. E qualche scuola si è data da fare in questo senso, nella propria sempre incerta e povera autonomia, per creare aule aperte ad una didattica innovativa, per aprire gli spazi scolastici al territorio, per far emergere l'elemento bellezza e l'arte, per dare spazio, grazie soprattutto alla buona volontà di singoli docenti, alla didattica laboratoriale e alla presenza delle realtà del territorio nella scuola e viceversa. Ma ancora c'è da fare. Per esempio, sul piano delle tecnologie come strumento per superare l'isolamento, anche se molto è stato fatto con le dotazioni per la didattica a distanza, seppure con problemi di connessione in alcune zone dell'isola.
È auspicabile, quindi, una maggiore apertura delle diverse realtà dell'Isola alla grande esperienza dell'Indire, che vuol dire sinergia piena e a più livelli, scambio di buone pratiche anche internazionali. Insomma, l'Elba ha le carte in regola per divenire un laboratorio-modello per i tanti territori italiani segnati da marginalità, anche geografica, e da piccoli numeri nella scuola.
Nunzio Marotti