Contestazioni improprie - Ha un bel dire l’ex Sindaco di Capoliveri, Barbetti contro il dissalatore, contestando in un suo articolo di stampa l’attuale Sindaco Montagna che non si rassegna di fronte alla inevitabilità della installazione di questo impianto.
Le evidenti ragioni di leadership che contrappongono Barbetti a Montagna non potranno però essere alimentate con tecnicismi legali, di fatto a favore del dissalatore, quando la presa di posizione di Barbetti poggia su inesattezze di conoscenze giuridiche che intende invece attribuire a Montagna.
Passando dall’astratto al concreto, la questione della forzata installazione del dissalatore di Mola ha molte sfaccettature di illegalità, ma se Barbetti per dimostrare l’irreversibilità dell’installazione ostenta quelle meno difendibili, significa che come difensore sarebbe come l’avvocato delle cause perse.
Non c’è dubbio che Barbetti, come si suol dire, sia una persona in gamba e che nel passato abbia dimostrato più volte di esserlo, ma le cose cambiano nel tempo e adesso chi si dichiara contrario al dissalatore in punto di diritto, dimostri le corrette ragioni.
A prescindere dall’ inopportunità di compromettere ancor di più i rapporti di gradimento tra ASA e la maggioranza della popolazione elbana (che non corrispondono a quella delle decisioni ufficiali di alcuni sindaci dell’Isola), si vuole qui solo esporre le corrette motivazioni giuridiche che non ammettono l’installazione del dissalatore; ragioni che come accennato, non si esauriscono con quelle opinabili a cui lo stesso Barbetti si riferisce, ma vanno ben oltre.
Le ragioni legali - La prima è quella della ordinanza vincolante del Consiglio di Stato sin dal 10 dicembre 2019 secondo cui, i lavori di installazione del dissalatore non potevano essere ripresi senza l’accordo tra le parti in causa. Ma proprio in quel tempo era Barbetti il Sindaco di Capoliveri. La prima domanda che quasi tutti si porranno è perché mai il Comune di Capoliveri non si avvalse di tale opportunità per bloccare i lavori?
Questo infatti non è avvenuto, ma sarebbe bastato per porre fine in modo semplice e concludente, alla controversia.
Un’altra ragione che avrebbe dovuto essere fatta valere in via legale, è quella dell’installazione dell’impianto in zona adiacente all “area protetta” del Pian di Mola. La normativa nazionale stabilisce che le zone protette sono le aree riconosciute come tali secondo le direttive di “Rete Natura 2000” e pertanto interessate ai particolari accorgimenti per l’equilibrio ambientale. Con un decreto della Regione Toscana dell’aprile del 2017, quest’ ultima ha escluso dall’ Aria protetta di Mola, quella al di là degli immediati confini in cui ora ha sede l’impianto di dissalazione. Il Comune di Capoliveri ha così accettato le decisioni della Regione Toscana secondo cui il dissalatore, essendo esterno a questa zona (anche se soltanto per alcune centinaia di metri) non avrebbe potuto essere vincolato ad alcuna prescrizione.
Montagna non c‘era - Questa decisione poteva essere contestata con certezza di accoglimento, sin dal settembre dello stesso anno qualora il Sindaco pro tempore Barbetti fosse stato meglio informato sulla interpretazione che il Consiglio di Stato attribuiva alle norme della medesima legge. Infatti pochi mesi dopo il decreto regionale, ossia, nel settembre dello stesso anno, la sentenza n. 4327 del Consiglio di Stato (quindi inappellabile) ha stabilito che quando dalle aree esterne alle aree protette possono derivare su queste ultime, ricadute ambientali negative allora ad entrambe debbano essere dedicate le medesime accortezze di protezione.
Barbetti si è invece adagiato sull’esclusione della zona del dissalatore da quella ecologica protetta, deliberata dalla regione Toscana; ma le cose sempre in punto di diritto, non stanno così come possono sembrare.
Il principio di cautela - Si potrebbe obiettare, che nessuno ha la certezza che queste ripercussioni ambientali negative debbono verificarsi. Questo è vero; ma è altrettanto vero in tal caso che vi è una direttiva europea recepita anche con la sua riconferma nel nostro ordinamento dal decreto legislativo n.152/2006, il quale stabilisce che le Autorità competenti, non possono dare il loro parere favorevole ai progetti quando questi stessi comportano anche soltanto il rischio ecologico di ripercussioni negative sull’ambiente tutelato.
Pertanto l’Ente che ha espresso il proprio parere favorevole alla installazione del dissalatore, avrebbe dovuto tener conto, del “principio di cautela”, ossia di quel principio prudenziale per legge deve essere adottato, quando non si può escludere il possibile impatto negativo che il dissalatore potrebbe ribaltare sul territorio protetto. Effetti negativi ve ne sarebbero anche in abbondanza, sia in terra che in mare oltre al disturbo acustico non indifferente in zona protetta e dei fumi di scarico dell’impianto quantunque filtrati.
Le diverse altre motivazioni - Ma le ragioni legali che impediscono l’installazione dell’impianto non si esauriscono con quanto sopra precisato. Ve ne sono molte altre. Alcune delle quali si trovano nell’ultima interrogazione parlamentare presentata dalla prima firmataria, Sen. Corrado ed altri tre senatori al Ministro della Transizione Ecologica a cui allo stesso Barbetti sta sfuggendo l’importanza ritendo che "un'interrogazione parlamentare non ha alcun valore e che non serve a nulla”.
In tema di legalità da cui lo stesso Barbetti si riferisce, vi sono anche diversi altri argomenti che al momento appesantirebbero ulteriormente questo articolo, con date e numeri di legge a fronte di argomentazioni contrarie alla possibilità di continuare questa sorta di “guerra dei trent’anni”, ora con i 21 “laghetti”, ora con quello del Condotto ora con un dissalatore di 40l/s, ora con progetto da 80 l/s ora con altro fino a160 l/s, ora con una modifica di allungamento dei condotti sottomarini di scarico del dissalatore ora con un nuovo impianto sottomarino piu lungo, ora con una che convoglia gli scarichi salini con quelli fognari di zona e così via dicendo. Ma senza tutte queste pelose attenzioni per l’Elba, l’Isola ha una capacità idrica pluviale autonoma di molte volte il fabbisogno necessario compreso quello estivo, mentre l’acquedotto attualmente in uso all’Isola ha una perdita di distribuzione di quasi metà dell’acqua che riceve.
Va anche detto a scanso della rassegnazione sull’inevitabilità del dissalatore a cui Barbetti fa riferimento e sulle irregolarità sostanziali contenute nel nulla osta per l’installazione, che la Corte Costituzionale, ha espresso emblematicamente proprio all’inizio di questo nuovo secolo il principio che il tempo non può sanare le irregolarità.
Alberto Zei
NOTA DEL DIRETTORE DI ELBAREPORT
Come chi ci segue più costantemente sa, la linea di questa testata è costantemente stata quella di non parteggiare per alcuno dei concorrente alla gara "a chi nè più contro il dissalatore".
Riteniamo infatti il dissalatore non solo è un'opera da realizzarsi, nell'interesse della intera comunità, ma pure una sorta di "assicurazione idrica", nello sventurato e niente affatto improbabile caso di un improvviso ammaloramento di quella condotta, che continua a portarci preziosa acqua dal continente, e che miracolosamente regge - ci pare - da più del doppio degli anni della sua prevista durata.
Non condividiamo quindi né le contrarietà di chi ha cambiato indirizzo (prima esprimendo parere favorevole poi mutandolo, e non c'è solo Barbetti nel lotto) né le remore di chi protesta per la presunta incompatibilità ambientale dell'impianto, prospettando sciagure "ecologiche" alla salamoia, ma poi non apre bocca su interventi paesaggisticamene e non solo, enormemente più impattanti sulla stessa area: "bazzecole" che si profilano o sono già in atto, come il mostruoso "porto di Mola" o come la devastazione della sovrastante collina della Crocetta a fini escavatorii.
Per onestà dovevamo aggiungerlo
sergio rossi