Donald Trump è tornato: ha inviato un messaggio ad altri repubblicani che sognano la Casa Bianca nel 2024. L’ex presidente ha attirato un’enorme folla sabato scorso nello Iowa, che dimostra che ha già lo Stato nelle sue mani – più di due anni prima dei suoi comizi di apertura delle elezioni. Molta acqua deve scorrere sotto i ponti, molti imprevisti potrebbero accadere prima delle prossime elezioni presidenziali, ma Trump sta già effettivamente facendo una campagna per la sua terza nomina repubblicana. La sua forza in Iowa dove ha battuto il presidente Biden di otto punti percentuali nel 2020, si riflette tra gli elettori del Partito Repubblicano. I leaders sanno già da che parte soffia il vento, se non accettano l’approvazione di una persona che ha il 91% dei voti degli elettori repubblicani nello Iowa, non sarebbero molto intelligenti. Questo calcolo che favorisce il potere politico personale sulla democrazia viene fatto da quasi tutti, anche se la personalità di Trump, la sua cruda demagogia porterà a divisioni ancora più profonde in una nazione già divisa e lacerata su tutto o quasi tutto. Trump ha offerto un’anteprima nel suo raduno: criminali violenti e bande sanguinarie stanno prendendo il sopravvento sulla nostra economia, la Cina sta prendendo il nostro lavoro, i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan, i pazzi di sinistra stanno prendendo il controllo delle nostre scuole e i socialisti radicali stanno prendendo il controllo del nostro paese.
Trump è enormemente popolare nel suo partito, il suo autoritarismo potrebbe essere un ostacolo in un’elezione nazionale, ma viene favorito nella sua corsa verso la Stanza Ovale da una presidenza Biden a nuovi minimi termini, dopo il ritiro disastroso dall’Afghanistan e dai nuovi venti di guerra in Asia, con la Cina che rivendica fortemente Taiwan, come parte integrante del suo territorio. Gli analisti internazionali calcolano che in caso di attacco cinese, Taiwan cadrebbe in tre giorni.
Trump e il partito che domina hanno già prodotto una crisi politica senza precedenti dalla guerra civile, e questa crisi sta aumentando. In questi anni abbiamo assistito alla trasformazione del Partito Repubblicano da partito conservatore di centrodestra a partito populista plutocratico e autoritario di estrema destra. Quanto accaduto il 6 gennaio, con l’irruzione al Congresso di rivoltosi è stato un atto di sedizione violenta guidato da un ex-presidente che possiamo definire immorale, senza legge e pericoloso per se stesso e per gli altri, narcisista, un bullo, senza idee, bigotto, senza una vera personalità ma con la caratteristica di essere sicuro di se stesso e senza alcuna vergogna. Il 6 gennaio è stato un inizio, non la fine. Sebbene molti leaders repubblicani abbiano inizialmente condannato l’attacco e criticato duramente Trump, quasi tutti sono tornati rapidamente alla loro vecchia lealtà. La maggior parte continua a sostenere l’idea che le elezioni siano state rubate. L’attacco del 6 gennaio ha anche dato energia alle organizzazioni della milizia di estrema destra. Mary Trump, psicologa e nipote di Donald Trump, avverte: “Se ottiene un secondo mandato, sarà la fine della democrazia americana”.
In uno scenario geopolitico internazionale in movimento, in evoluzione, in mutazione, caratterizzato dalla lezione dell’Afghanistan, dove l’impatto è stato devastante, considerando che gli Stati Uniti non sono più il poliziotto del mondo, il ruolo dell’Europa deve emergere da protagonista nel nuovo scacchiere internazionale del dopo pandemia di Covid-19. Un’Europa più forte e coesa in cui le scelte sono obbligate: una politica estera comune, una difesa comune, un progetto per un futuro prossimo avendo interiorizzato le lezioni della storia. Ci rendiamo conto che non è facile mettere d’accordo i 27 Paesi che compongono l’Unione Europea, per questo i sei Paesi fondatori, con la Spagna, devono dare l’esempio, che verrà seguito da altri nel tempo. L’Europa una superpotenza economica che deve farsi potenza geopolitica, focalizzando l’attenzione sul mediterraneo, il continente africano, lasciando l’Asia agli americani. In questa transizione, il ruolo dell’Italia di Draghi nel nuovo scacchiere internazionale è di primaria importanza, come quello della Germania, della Francia e della Spagna, che non possono lasciare il Sahel, una delle regioni più instabili del mondo, dove passano le rotte dei nuovi migranti che si riversano in Europa, sotto il controllo di cellule terroristiche jihadiste. La difesa del limes europeo dipende dalla nostra capacità di fare squadra, di partecipare da protagonisti al grande gioco geopolitico nel mediterraneo, nell’Africa sahariana e sub-sahariana, e non dalla costruzione di muri, come chiesto da alcuni Paesi che fanno parte dell’Unione Europea, che producono a breve tempo nell’opinione pubblica una falsa sicurezza, ma che nella storia non sono mai serviti a fermare persone disperate in fuga da guerre, fame e siccità. La politica estera europea deve avere dei paletti: preservare la pace, rafforzare la sicurezza internazionale, promuovere la cooperazione internazionale, sviluppare e consolidare la democrazia, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Ne saremo capaci? Personalmente penso che i tempi sono maturi, dipende da tutti noi.
Enzo Sossi