Una volta che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso del 2021 ha trovato la quadra nel difficile compito di fare coabitare i partiti politici che compongono il suo governo, ora si trova, con l’elezione del Presidente della Repubblica, con la reale possibilità che possa perdere la maggioranza del Parlamento.
Infatti, Draghi si è presentato come uno statista e potrebbe dover lasciare la presidenza del Consiglio dei ministri per avere la chance di diventare il prossimo Presidente degli italiani ovvero ritirarsi a vita privata o continuare la sua mission di un tecnico di alto livello nuovo in politica al servizio del Paese. Ma fino a quando.
Mario Draghi è il presidente del Consiglio dei ministri nel momento probabilmente più impegnativo per l’Italia. Problemi scaturiti dalla peggiore pandemia in 100 anni, dai lockdown che hanno fermato gli italiani, dai cambiamenti climatici. Il primo lavoro di Draghi nel 2022 è vincere il Covid-19 con le sue varianti Delta e Omicron, completare la campagna vaccinale, evitare altre chiusure al Paese, dare risposte ai problemi dei cittadini e rilanciare l’Italia con il piano nazionale di ripresa e resilienza.
In politica estera, dopo l’uscita di scena della Merkel e con Macron impegnato nelle elezioni presidenziali francesi che si svolgeranno in aprile, Mario Draghi si presenta come il leader europeo di maggiore autorevolezza internazionale che deve dialogare con la Russia per convincere Vladimir Putin a non ridisegnare l’ordine post-sovietico in Europa e innescare il peggior stallo tra il Cremlino e Bruxelles dalla caduta del muro di Berlino e a non considerare l’opzione dell’invasione dell’Ucraina. Ma potrebbe non essere abbastanza.
L’altro fronte è la Repubblica Islamica Iraniana, che potrebbe, secondo Israele, in poche settimane, produrre l’uranio sufficiente per costruire una bomba atomica. Se la diplomazia fallisce si presentano due scelte: vivere con quella minaccia o cercare di farla sparire dai bombardamenti – in attacchi che rischierebbero una nuova guerra.
C’è una ragione che chiamano la presidenza del Consiglio dei ministri il lavoro più impegnativo del Paese.
Enzo Sossi