Gentile Direttore,
come le menti avvedute dicono, la guerra in Ucraina è una svolta: segna la fine del precedente millennio e di tutte le sue ideologie e l’inizio di una possibile riumanizzazione o di una catastrofe finale.
La sfida per l’uomo è quella di rifondarsi nella propria interiorità, nella propria relazionalità, nelle proprie istituzioni e, come dice Buddha, nei “mezzi di sostentamento”.
Deve essere attivato un processo di pace a tutti i livelli: la prevalenza di un atteggiamento predatorio verso la natura ha avuto conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, ma tutti ritornano, dopo un istante, a nutrirsi del pensiero unico.
Delle guerre noi viviamo solo alcune conseguenze: la dipendenza energetica, la carenza di cibo, le ondate migratorie; c’è un’altra guerra, ancora più sottile e pericolosa e comunque connessa all’atteggiamento predatorio proprio dell’uomo-animale, che è quella del riscaldamento globale.
La rifondazione dell’uomo deve cominciare dall’ONU, a cui deve essere restituita la sua piena funzione di contenitore e mediatore dei conflitti: un ONU che faccia a meno dei “membri permanenti” del suo “Consiglio di sicurezza”. La rifondazione deve passare attraverso gli stati sovrani (comprendenti anche USA, Russia, Cina, Francia, Inghilterra, India, Israele, Iran etc), che attuino una denuclearizzazione complessiva, un disarmo complessivo, un’inversione di tendenza limitando i modelli “energivori” (un termine che gli industriali italiani che facevano affari con la Russia amano usare) e diffondendo processi virtuosi nella ricerca delle fonti energetiche. La rifondazione deve passare attraverso il risveglio delle coscienze di ognuno, attraverso il ritorno ad abitare i borghi, che dovrebbero essere il luogo di un’economia comunitaria fondata anzi tutto sull’agricoltura, sull’autonomia locale delle fonti energetiche e sul riciclaggio, sostenuta da processi regionali, nazionali e di Comunità Europea politicamente unitaria.
Il risveglio delle coscienze deve sostanziarsi in un NO ALLA GUERRA, che però, in questo momento coincide col NO AL NUCLEARE INDISCRIMINATO e SI’ ALLE RICERCA DI FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE. È stato effettuato, ad esempio, l’abbattimento dei costi di produzione dell’idrogeno del 7.000% conseguente all’uso di aereogel che sostituiscono nel processo di produzione l’azoto e il gas di ammoniaca all’ossigeno.
Il Decreto Legge del 1/3/2022 sta segnando la via verso la sburocratizzazione delle istituzioni: permette che ognuno di noi possa sistemare nei propri spazi di vita i fotovoltaici e solari senza la farraginosa burocratizzazione degli “uffici preposti”. Questo Decreto Legge apre ovviamente ad alcune domande, che, in questa sede, riguardano anzi tutto il nostro “piccolo”: Si deve aspettare la guerra perché i Comuni, le Regioni e la Comunità europea smantellino, ad esempio, i capannoni ricoperti di eternit nella zona industriale di Portoferraio? Si deve aspettare la guerra perché questi livelli istituzionali facciano un piano energetico sulle rinnovabili, che comprenda anche l’apposizione di apparecchiature green sui balconi, sui tetti e negli spazi aperti di propria competenza? Si deve aspettare la guerra perché siano costruiti sistemi di raccolta dell’acqua piovana? E mi fermo a questi tre esempi.
Mi sembra che l’interazione faccia a faccia tra cittadini e tra cittadini e istituzioni (ad esempio mediante regolari appuntamenti su piattaforme digitali), accanto ad un’informazione costante e non di parte, sia lo strumento fondamentale per il risveglio delle coscienze e contro l’isolamento dei decisori nei “palazzi”.
È utopia quello che ho scritto? Sì, almeno finché le coscienze sono addormentate! Per conto mio mi limito a fare quello che posso e so fare: per il risveglio delle coscienze sto scrivendo un libro e sto proponendo un percorso in piccoli gruppi, che si interfacci in analoghe iniziative virtuose in ambito nazionale ed europeo.
La saluto cordialmente e con stima per il suo fondamentale lavoro.
Adolfo Santoro