25 aprile 2022, oggi all’isola d’Elba, oltre alla commemorazione della riconquistata libertà contro i perdenti della storia, potremmo anche uscire dall’archeologia ed entrare nell’attualità, cogliendo così l’occasione di rivitalizzare questa ricorrenza con la nostra più alta civiltà giuridica e morale.
Dal 1997, ogni anno, l’Elba ha ospitato un importante festival musicale, George Edelman ne è stato il direttore artistico e Yuri Bashmet il direttore musicale. Come nei grandi romanzi russi, il sodalizio si è trasformato in tragedia: George Edelman ucraino di Leopoli, Yuri Bashmet russo di Rostov.
Apprendo che il grande violinista Yuri Bashmet e i “Solisti di Mosca” sono stati esclusi dalla manifestazione.
Lasciando da parte le ovvie, ma giuste considerazioni sulla pochezza umana e la stupidità culturale dell’esclusione, ricordo che tale discriminazione appartiene tecnicamente al concetto di razzismo (vedere vocabolario), infatti Yuri Bashmet e i suoi amici russi, che non conosco personalmente, non mi risulta si siano macchiati di altro crimine se non di essere cittadini della Federazione Russa.
La logica, questa sconosciuta, può darci qualche spunto per rimediare a tale oscenità.
Mettiamo pure che Y. Basmet e i Solisti avessero manifestato di essere d’accordo col loro governo guidato da V. Putin.
Allora dovremmo immaginare tre ipotesi.
1. La Federazione Russa è una democrazia. In questo caso avrebbero tutto il diritto di manifestare la loro opinione e di essere rispettati.
2. La Federazione Russa non è una democrazia. Allora i nostri, non potendo esprimere liberamente la loro opinione, devono per forza adeguarsi al volere del loro leader.
3. I nostri sono consenzienti col proprio governo, che diamo, noi italiani ed occidentali, per non democratico.
Nei primi due casi siamo tutti d’accordo che commetteremmo una grave ingiustizia.
Nel terzo caso, dovremmo invece riflettere meglio sul fatto che in questo momento nessun governo occidentale detiene il consenso di quello russo.
Sarà la propaganda di guerra?
Allora chiedetevi se da quest’altra parte del filo spinato non ci sia altrettanta manipolazione dell’informazione.
Può darsi che i musicisti russi non avrebbero potuto o non volessero venire all’Elba anche se invitati, ma escluderli perché russi è un grave errore, e non solo sul piano morale.
Quando smetteranno di rullare i tamburi di guerra e i media si dedicheranno alla prossima emergenza, questa esclusione peserà come una tremenda infamia sulla nostra comunità, per sempre, un’occasione stupidamente persa per unire anziché dividere.
Stiamo agendo al contrario di quel che dovremmo.
La prima cosa che mi è venuta a mente dopo aver letto il fatto, è stata l’orchestrina che continua a suonare mentre il transatlantico Titanic si sta inabissando: anche lì viaggiavano a vista… e non avevano scorto il fatale iceberg.
La musica è un linguaggio che esprime emozioni e sentimenti universali, e come tale dovrebbe essere venerata come unitiva e di fratellanza, tanto più in un momento di follie belliche.
Questo premesso, propongo di ritirare il veto sui musicisti russi (saranno loro a decidere se accettare o respingere l’invito!) o, in alternativa, sospendere per un anno la manifestazione e sostituirla con un evento musicale patrocinato da Amnesty International a sostegno della libertà del giornalista Julian Assange.
Ultima postilla per quelli che guardano sempre al loro portafoglio: se ne parlerebbe in tutto il mondo, nessun’altra promozione sarebbe tanto impattante, anche se so già che malati di ideologia come siamo, faremo ancora una volta quel che non dovremmo fare e non faremo quel che invece avremmo tutti i buoni motivi per fare.
Salvo poi pentirsi quando cambierà il vento della storia.
Graziano Rinaldi