In questi caldi giorni d’estate, pur tra molteplici impegni legati al periodo, leggiamo il susseguirsi di articoli lusinghieri sui vari organi di stampa sull'argomento cinghiali e la questione “area vocata dell’Isola d’Elba” ma, ancora una volta, prendiamo atto che la parola “FINE” all’annoso problema, parafrasando Bob Dylan, “is blowing in the wind” - sta soffiando nel vento”!
L’eliminazione dell’Elba dalle aree vocate era certamente un punto preliminare tra le richieste del “Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba” e non possiamo che essere contenti che l’Assessore (nonché Vicepresidente della Regione Toscana) abbia deciso per questa strada.
Assessore che, vogliamo ricordarlo, non ci ha mai incontrato, nonostante ripetute formali richieste, neanche nell’ultima occasione nella quale si era recato all’Elba proprio in merito alla questione, non riconoscendo nel Comitato un soggetto istituzionale, pur esso rappresentando una lunga lista di firme (la quasi totalità!) del tessuto sociale ed economico dell’Isola d’Elba, sulla vaga promessa di tornare per un incontro pubblico del quale, come ormai è deludente consuetudine, si sono perse le tracce!
Ben lungi dalla soluzione, la scelta di rendere l’Elba area non vocata al cinghiale è solo il primo passo di quello che appare un cammino impervio, viste le grandi considerazioni che vengono concesse a chi il problema lo ha creato: i cacciatori, ormai rimasti un residuo gruppo, che, in un’ottica fuori dal tempo e dalla ragione, continuano a tenere in ostaggio la gestione della fauna selvatica, la biodiversità, l’economia e la sicurezza stessa dell’Isola.
Su tutte le dichiarazioni al provvedimento, che restano nel vago politichese, si distingue quella del “Comitato di gestione dell’ATC dell’Arcipelago Toscano” che, per bocca del suo Presidente, tenta di reiterare l’idea che la forma di caccia in braccata sia (cit.) “l’unica veramente efficace per contrastare la presenza e l’espansione della specie e che porta con sé risultati, in termini numerici, non raggiungibili dalle altre attività venatorie, in particolare in un contesto ambientale, strutturale e infrastrutturale quale quello elbano”, IN BARBA ALL'OPINIONE DEL MONDO SCIENTIFICO CHE AFFERMA INVECE IL CONTRARIO: la braccata, destabilizzando il branco dei cinghiali, ne aumenta la prolificità, rendendo quindi la caccia al cinghiale un aggravamento al problema, piuttosto che la soluzione (come si può ben ricavare dal Documento prodotto a suo tempo e reperibile all'indirizzo internet https://www.elbaconsapevole.it/forum/biodiversita/ ).
Ancora una volta si farà decidere ad una esigua minoranza il destino di migliaia di persone che devono quotidianamente asserragliarsi per difendersi da questa orda incontenibile di ungulati?
Volendo ricordare, a chi da essi è stato eletto, da che parte stia la maggioranza dei cittadini, torniamo a far presente che il “Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba”, pur non essendo “soggetto istituzionale”, raggruppa la maggioranza delle associazioni di categoria e sociali elbane, oltre a svariate aziende economiche e turistiche, rappresentando quindi una vasta e presente maggioranza del popolo isolano, a fronte di un minoritario gruppo di (circa) un centinaio di cacciatori.
Affermiamo di nuovo con forza che l’unica soluzione al problema sia il CONTENIMENTO A ZERO degli ungulati alloctoni e che l’unica via percorribile sia un intervento definitivo affidato a chi ne ha le competenze.
E di nuovo chiediamo un incontro pubblico sulla questione!
Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba