Bambini, genitori e insegnanti in Italia e in tutta Europa stanno tornando in classe sperando di superare il primo anno scolastico normale dopo due anni di pandemia. L’eredità delle chiusure delle scuole dovute al Covid-19 è stato sentito in termini di perdita di apprendimento, stress sociale, di salute mentale e assenza di insegnanti. Nel Belpaese l’ottimismo che accompagna sempre un nuovo anno scolastico è accresciuto dal rilassamento dalle precauzioni di Covid-19, ma la scuola italiana sta anche affrontando molteplici tensioni. L’ansia degli anni scolastici interrotti dalla pandemia sta ancora pesando sugli insegnanti. Molti bambini soffrono di un deficit scolastico a causa delle chiusure delle scuole e delle lezioni online al culmine della crisi pandemica. I bambini più poveri hanno sofferto di più, compresi quelli che non avevano computer e accesso a Internet a casa. Nelle periferie e nelle aree più svantaggiate d’Italia, le scuole sono spesso la principale fonte di cibo, di risorse per la salute mentale e per una supervisione di base. Le conseguenze sociali si faranno sentire su molti bambini per gli anni a venire. Tuttavia, anche le scuole vengono trascinate nel fuoco incrociato delle guerre culturali. Molti genitori hanno intrapreso una campagna contro quello che sostengono sia un indottrinamento liberale dell’insegnamento di culture, etnie, della storia e della sessualità. Alcuni chiedono di fissare dei paletti quando gli insegnanti parlano di multiculturalismo, di razze e pensano che dovrebbe essere non consentito agli insegnanti una discussione sull’identità sessuale o di genere per determinate fasce d’età in classe. Molti sono preoccupati e credono che le opinioni liberali stiano ricevendo troppa enfasi nella scuola. In minima percentuale, diversi insegnanti hanno perfino accennato di intimidazioni. In mezzo a tutto ciò si deve aggiungere la preoccupazione dei genitori per le conseguenze della pandemia sui propri figli. L’istruzione è una delle principali funzioni della Repubblica italiana, prevista dall’articolo 34 della Costituzione: “La scuola è aperta a tutti, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Questa dovrebbe essere la stella polare per i nostri politici quando si occupano di scuola, ma spesso paiono distratti. La scuola pubblica italiana dovrebbe tornare ad essere al centro della politica italiana, con investimenti e riconoscimenti economici ai nostri insegnanti. Nessuno sarebbe diventato quello che siamo senza la scuola.
Enzo Sossi