A Piombino le giravolte della politica sono ormai da anni consuetudine, con l’ex roccaforte rossa – governata da Francesco Ferrari, sindaco dei Fratelli d’Italia (FdI) – oggi frastornata dall’assenza di una linea coerente e magari condivisa sul rigassificatore.
La premier in pectore della coalizione di estrema destra che si presenta alle elezioni del 25 settembre, Giorgia Meloni (FdI), ieri per la prima volta si è espressa chiaramente sul tema: «I rigassificatori vanno fatti e vanno fatti nel tempo che è stato definito perchè noi dobbiamo liberarci dalla dipendenza del gas russo. Se c’è un modo per fare un rigassificatore non a Piombino che è una città che ha già pagato molto anche per l’assenza di bonifiche sarebbe meglio, se non ci sono alternative per me l’approvvigionamento energetico è una priorità ma bisognerà però parlare molto seriamente del ruolo del Comune e delle compensazioni che vanno al Comune di Piombino». Che è più o meno quanto aveva già detto Ignazio La Russa a La7 scatenando un putiferio a Piombino e dintorni.
Appena venerdì scorso, il sindaco di Piombino assicurava però il contrario: «Ne ho parlato spesso anche con Meloni. La posizione del partito è chiara: in linea di massima FdI è favorevole ai rigassificatori, ma la scelta di Piombino è assolutamente sbagliata». Aggiungendo anche che, nel caso fosse arrivato il via libera dai vertici di FdI, avrebbe continuato a protestare in piazza.
Un corto circuito politico che arride al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani (Pd), incaricato dal Governo del ruolo di commissario per il rigassificatore di Piombino.
«Sono contento della chiara presa di posizione di Giorgia Meloni sul rigassificatore di Piombino, posizione che sostengo da mesi. Il sindaco Ferrari per questo ha chiesto più volte la mie dimissioni, chissà se adesso le chiederà anche alla leader del suo partito», ha commentato Giani.
Ma in questa querelle squisitamente politica, vanno sbiadendo tutti i criteri di razionalità (per non dire di sostenibilità) legati all’arrivo del rigassificatore a Piombino.
La città toscana è stata scelta in quanto vi è presente l’unico porto italiano in grado di rendere operativa la nave rigassificatrice dalla primavera del 2023, come tassello per sostituire parte dell’import di gas russo nell’attuale contesto di crisi energetica. L’ignavia sulle rinnovabili (attuale e pregressa) non rende infatti possibile farne a meno nell’immediato.
Un’ulteriore conferma è arrivata oggi sulle colonne de il manifesto da un decano dell’energia del calibro di G. B. Zorzoli, che ha definito il ministro Cingolani come «un incompetente» messo al Governo per rallentare la transizione energetica: «Nell’attuale emergenza le navi rigassificatori possono servire. Finita l’emergenza non serviranno più».
Ma l’infrastruttura avrebbe dovuto essere temporanea – così come l’aveva presentata a marzo lo stesso Cingolani –, nel rispetto del percorso di decarbonizzazione legato alla crisi climatica. Invece sembra destinata a restare in Toscana per un quarto di secolo: 3 anni in porto a Piombino, e altri 22 al largo, ancora non si sa dove.
«Noi abbiamo già una intesa con Snam: il rigassificatore starà tre anni a Piombino, altri 22 su una piattaforma offshore a 12 miglia dalla costa, come quello già presente a Livorno», come dichiarato Giani sul quotidiano locale Il Tirreno oggi in edicola, precisando che ad ora non è ancora stata individuata la localizzazione off-shore: «Non è stata presa alcuna decisione l’impegno con la società è quello di arrivare definire la destinazione off-shore prima della conclusione dell’iter autorizzativo, prevista per il 29 ottobre».
Sembra ormai certo che non sarà effettuata neanche una Valutazione d’impatto ambientale (Via) sul rigassificatore, in quanto la procedura è stata esclusa dal Governo per accelerare i tempi, nonostante Giani a giugno avesse speso la sua parola: «Firmerò solo se avrò doppia Via (forse intendendo Via e Vas, ndr) e garanzie di sicurezza ambientale per la popolazione».
Il risultato finale che si profila è dunque questo: per sfuggire ad una crisi energetica dipendente dal gas naturale, l’Italia rafforzerà ulteriormente la propria dipendenza dall’import di questo combustibile fossile per almeno un altro quarto di secolo. Navigando a vista sulle politiche energetiche come su quelle climatiche, in attesa della prossima crisi.
Luca Aterini
da greenreport.it