Credevamo che la Comunità del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano avesse concordato con il Presidente del parco Giampiero Sammuri un percorso concordato e partecipato che seguisse l’iter più volte confermato dai ministri dell’ambiente di ogni colore ogni volta che le amministrazioni comunali elbane hanno tentato di violare le norme sulla revisione dei confini del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, che non sono certo un tabù intoccabile ma nemmeno una cosa da tirare come la trippa per favorire interessi di questa o quella categoria.
Che il Comune di Portoferraio abbia avanzato una proposta di riperimetrazione mentre non è ancora stato nominato l’organo di governo del Parco Nazionale, quel direttivo che dovrà analizzare ed approvare o meno la proposta prima che arrivi sul tavolo del ministro dell’ambiente e poi del Presidente della Repubblica per approvare il nuovo Decreto con l’eventuale nuovo perimetro, è già di per sé sintomo di uno strappo istituzionale forse non ben calcolato.
Naturalmente la proposta del Comune che prevede un ampliamento della superficie protetta (anche se non per includere aree davvero sensibili come le zone umide tra San Giovanni e le Prade fino a ricongiungersi ai confini del Parco al Volterraio), andrà considerata seriamente, ma preoccupa l’insistenza per l’esclusione del nucleo costiero alberghiero del Viticcio, già abbondantemente favorito dalla presenza della Zona D di sviluppo del Piano del Parco. Così come preoccupa l’esclusione della zona della Biodola dove, anche recentemente, appena fuori del parco abbiamo visto sorgere costruzioni costiere non proprio sostenibili dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Le ultime costruzioni più invasive del golfo della Biodola sono tutte state fatte in questi ultimissimi anni. Definire urbanizzata la zona del Capannone, costituita da boschi, coltivi e case coloniche o sparse, sembra una boutade.
Non vorremmo che questa scelta fosse legata alle voglie di qualche albergatore, come quello che solo un paio di anni fa voleva costruire una piscina sugli scogli, e ci chiediamo se le nuove limitazione all’edificazione sulla costa proposte recentemente dal Comune valgano anche per trovate come questa.
Invitiamo l’amministrazione comunale di Portoferraio a riportare tutta la discussione sui binari giusti, non vorremmo che uscite come queste portassero a riscatenare la voglia di tagliare l’area protetta che qualche anno fa, con la stessa procedura, portò gli 8 Comuni elbani ad approvare delibere che, messe tutte insieme avrebbero ridotto il parco ad un terzo della sua superficie, con un perimetro a pallini ed a macchie di leopardo che deve aver fatto sbellicare dalle risate anche il ministro dell’ambiente di allora, che infatti rispedì tutto al mittente spiegando che non si poteva e non si può fare così.