Andrea Isolani replica alla risposta del sig. Misiani (Avanti così, verso il bunker antiatomico) all'articolo su Nord Stream.
Leggo la risposta del sig. Misiani al mio pezzo di qualche giorno fa su questa testata a proposito della balla del sabotaggio russo al gasdotto (russo). Confesso da subito che alcuni passi della risposta del Misiani mi lasciano veramente sconcertato, trovando agghiacciante il suo commento su Julian Assange, semplicemente un eroe, magari suo malgrado, dell'informazione contemporanea che meriterebbe come minimo il Nobel per la Pace, magari insieme a Edward Snowden, ex tecnico della CIA e collaboratore di un'azienda consulente della National Security Agency statunitense, che svelò i programmi dei governi Usa e Gb (sempre loro, immancabilmente loro) per la sorveglianza di massa e su internet.
Ma andiamo per ordine in riferimento alla disarticolata risposta di cui sopra. “Non so chi abbia sabotato i gasdotti, non escludo nulla” a parte il sarcasmo seguente sul'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca, ecc., al riguardo anch'io ho affermato che manca la pistola fumante per asserire al 100% che siano stati gli Usa i responsabili di tale atto con la complicità di altri Paesi del Nord Europa aderenti alla Nato ma credo che sulla vicenda basti anche un poco di buon senso e capacità di unire tutti i puntini; non è stato forse lo stesso Biden durante una conferenza stampa alla Casa Bianca ad affermare (7 febbraio 2022, due settimane e poco più prima dell'inizio delle operazioni militari russe in Ucraina) che gli Usa avrebbero fatto in modo di rendere inservibile per sempre il gasdotto in questione? C'è il video in rete, non è difficile trovarlo. Sempre in rete sulla questione si possono trovare vari interventi a cura di Dario Fabbri, giornalista collaboratore di Limes (non di Topolino) sulle pressioni inaudite ricevute dal governo tedesco e dalle varie amministrazioni comunali interessate dai lavori di messa in opera delle tubazioni sul fondale del Mar Baltico, pressioni volte a intimidire e scoraggiare la collaborazione di tali enti con Gazprom con lo scopo dichiarato di impedire l'arrivo del gas russo in Europa, con la scusa del rischio che la Russia avrebbe un giorno usato come ricatto geopolitico tali forniture al vecchio continente. Naturalmente le motivazioni erano solo ed esclusivamente di natura economica, come nella migliore tradizione del neoliberismo neocon dell'amministrazione a stelle e strisce. A tal proposito nel mio articolo ho accennato all'intervento sulla questione del noto commentatore televisivo di Fox News, Tucker Carson, che in seguito al sabotaggio qualche giorno fa in diretta Tv ha irriso le strampalate tesi che da subito volevano i Russi come responsabili dell'affossamento del proprio gasdotto avvalorando, al contrario, dopo aver ripercorso tutta la storia del gasdotto e le pressioni Usa per porne fine, le tesi che vorrebbero proprio gli Usa i probabili artefici. Di più, credo ormai questa sia una news nota ai più, l'ex primo ministro polacco Radek Zirkosky, adesso eurodeputato e presidente della delegazione Ue – Usa, marito di Anne Applebaun, americana e sostenitrice della filosofia Neocon, subito dopo l'affossamento del gasdotto ha twittato “Grazie America” subito seguito da un altro tweet dove celebra il tanto agognato affossamento; subito dopo questo atto il caso ha voluto che fosse inaugurato un nuovo gasdotto che trasferirà gas naturale dalla Norvegia verso la Polonia, uno dei più fedeli vassalli dell'aministrazione Biden. E questo per quanto riguarda la questione del gasdotto.
Passiamo al secondo punto, quello per cui, riassumendo, secondo il mantra trito e ritrito di certo main stream nostrale che in Ucraina c'è un aggressore, la Russia, e un aggredito, l'Ucraina. Mi verrebbe da dire che abbiamo scoperto l'acqua calda, niente popò di meno chè! Mi domando però, come si fa a capire tutta la trama di un film della durata, che so, di 120 minuti, mettendosi a sedere sul divano in ritardo, appena in tempo per vederne gli ultimi 5/10 minuti?; magari nelle scene finali si condensano tutti gli effetti di una storia che non possiamo conoscere perchè, appunto, non abbiamo visto che gli ultimissimi minuti di tutto il film.
Ecco, la questione è tutta qua, il main stream sia nostrale che una buona parte di quello internazionale occidentale (Usa e Europa), si è concentrato solo ed esclusivamente sugli ultimi atti di un conflitto che, ormai dovrebbero saperlo anche gli alunni delle elementari, si trascina da 8 anni a questa parte e che ha visto in successione nel corso del 2014 un colpo di Stato in Ucraina che ha deposto il precedente presidente Yanukovich, filo – russo, e ha portato al potere Petro Poroshenko, dichiaratamente di fede nazista, con un governo in larga parte deciso dall'amministrazione Usa pieno zeppo di ministri ugualmente nazisti che avevano in Stepan Bandera la loro guida ispiratrice.
N.B. Stepan Bandera nel corso della seconda guerra mondiale collaborò attivamente con le SS tedesche e fu responsabile dello sterminio di centinaia di migliaia di ebrei, polacchi e russi, così per dire. In seguito alla deposizione di Yanukovich, 60 pacifici manifestanti russofoni sono stati massacrati a Odessa non da qualche nazistello un po' troppo esagitato ma dalla polizia ucraina, bruciati vivi all'interno della casa dei Sindacati di Odessa, dove erano stati costretti a riparare per fuggire dalle aggressioni.
In seguito a questo episodio, e ancor di più in seguito alla promulgazione della Legge che vietava la lingua Russa in tutta l'Ucraina, la Crimea e il Donbass (i cui abitanti sono in entrambi i casi per la maggior parte russofoni e di etnia russa) hanno indetto referendum popolari per passare sotto la Russia. In Crimea, bontà loro, sono riusciti a portare a termine tale referendum, mentre in Donbass sono arrivate prime le forze armate ucraine che bombardando città e civili inermi hanno decretato la fine della tranquillità di quelle genti e in 8 anni questa assurda repressione ha portato alla morte di 14mila civili.
Vauro Senesi (credo tutti lo conosceranno), lungi dall'essere un figlio di Putiniana in quanto fedele al credo comunista (oggi quanto di più lontano dal credo in campo economico che anima Putin e l'odierna Russia), oltre ad essere famoso per essere stato a lungo in Afghanistan a documentare l'assurda invasione Usa di quel Paese, oltre ad aver collaborato in quei luoghi con Emergency e con il compianto Gino Strada, nel 2014 e 2015 è stato anche in Donbass a documentare, con la stessa attenzione ed imparzialità che aveva contraddistinto il suo operato in Afghanistan, la tragedia di quei luoghi e gli atti di inusitata crudeltà perpetrati dai battaglioni ucraini di ispirazione e fede nazista (fra tutti il Battaglione Azov) sui civili di etnia russa del Donbass, dove fra l'altro lo stesso Vauro ha documentato l'uccisione deliberata del reporter italiano Andrea Roccheeli nel 2015 ad opera di miliziani dell'Azov.
Stessa opera di testimonianza è stata effettuata da altri giornalisti e reporter freelance come Giorgio Bianchi e Franco Fracassi. A queste testimonianze si aggiungano quelle riportate in una puntata della scorsa estate di Report, che ha ben documentato il trattamento riservato dai miliziani ai cittadini ucraini che si opponevano agli sgomberi forzati delle loro abitazioni e a quelli sospettati di collaborazionismo: nessuna pietà, nemmeno verso i propri connazionali. A simili conclusioni giunge l'ultimo rapporto di Amnesty International, ma non mi voglio dilungare. Nel 2019 le elezioni in Ucraina portano al potere Zelensky, un comico la cui parabola ricorda molto da vicino quella del nostro Beppe Grillo. Zelensky sulla carta avrebbe dovuto cambiare tutto lo stato di cose fin qui descritto, fa molte promesse ma non ne mantiene nemmeno una, tanto che la richiesta ucraina di entrare a far parte della Ue è tuttora inevasa a causa della mancanza di requisiti minimi rispetto agli standard democratici richiesti dalla stessa Ue; al riguardo proprio in questi giorni Zelensky ha richiesto una procedura d'urgenza per entrare nella Nato ma, adesso e visti gli ultimi accadimenti, si sono tirati un po indietro e gli hanno risposto “vedremo, bisogna essere tutti d'accordo, si vedrà, dai, stai sereno Volodimir”. Fra le altre cose che Zelensky, il presidente più Vogue della storia dell'Ucraina, aveva promesso vi era la ratifica degli accordi di Minsk del 2014 – 15, in base ai quali doveva essere riconosciuta l'autonomia delle regioni del Donbass e della Crimea a maggioranza russa (un po come da noi l'Alto Adige) ma tale ratifica non è mai avvenuta. In aggiunta, e in parallelo, a questo quadro, si consideri la richiesta ucraina di entrare a far parte della Nato, cosa che avrebbe comportato in caso positivo l'installazione di basi e missili con testate atomiche ad un tiro di schioppo da Mosca.
Niente giustifica una guerra, ma alla luce di quanto riportato sopra, mettetevi un po' al posto di Putin, voi che tanto pontificate sul suo operato e cercate di interrogarvi seriamente e sinceramente su cosa voi avreste fatto. Ok, avreste cercato una via diplomatica e il dialogo con l'Ucraina, con gli Usa e con gli aderenti alla Nato, è quello che avrei fatto anch'io e che, guarda caso ha cercato insistentemente Putin fino alla fine, fino ad almeno un paio di giorni prima dell'inizio dell'operazione militare del 24 febbraio, ma che altrettanto insistentemente dall'altra parte hanno non solo rifiutato, ma irriso e rimandato al mittente con supponenza e superiorità. Io allora avei fatto un'altra bella cosa ancora, avrei chiesto a Messico e Cuba la loro disponibilità ad accogliere basi e missili russi per, diciamo così, controbilanciare la minaccia della Nato alle porte di Mosca. C'è un precedente, nel 1962, qualcuno si ricorda? Kruscev e Kennedy allora, sul filo del rasoio, si misero d'accordo cosicchè i sottomarini sovietici fecero dietro front di fronte al blocco navale americano nell'atlantico e gli Usa si riportarono a casa i missili da poco installati in Turchia. E' anche vero che di Kennedy oggi non ce ne sono più, e non so a questo giro, con gli psicotici Neocon affetti da manie di persecuzione che si ritrovano a Washington, come sarebbe andata a finire con i poveri e sfortunati Messico e Cuba, nel caso questi avessero palesato una loro disponibilità verso la Russia.
Sulla questione del giornalista Julian Assange e su quanto da Lei scritto, povero il mio sig. Misiani, è meglio che non esprima ulteriormente il mio pensiero ma ribadisco, questo sì, il fatto che uno così si meriterebbe come minimo il Nobel per la Pace per le sua opera meritoria e la conseguente scarcerazione e rimessa definitiva in libertà. Se invece per Lei è tutto normale quello che gli hanno preparato, 175 anni di carcere, bè bontà sua, non riesco a comprendere sulla base di quali valori e di quale etica Lei ragioni. Al riguardo vorrei ricordare come anche in Ucraina, grazie all'opera del Ministero dell'Informazione (il cui operato è assimilabile al Ministero della Verità di Orwelliana memoria) dal 2014 ad oggi 80 giornalisti, ucraini e stranieri, sono stati uccisi o sono scomparsi, nell'indifferenza totale dei mass media e dell'opinione pubblica internazionale. In quanto ai bunker anti-atomici, chieda ai suoi amici americani, che se ne intendono di atomiche, essendo gli unici finora che le hanno usate sul campo...
A meno che la Sua memoria la tradisca anche in merito ad Hiroshima e Nagasaky.
Buona Vita
Andrea Isolani