In Italia ci sono circa 12mila soldati, strutture atomiche e più di 120 basi militari statunitensi. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale l’Italia è diventata la sede di numerose strutture e basi USA e della NATO. Facciamo parte dell’Alleanza Atlantica quindi è normale che ne ospitiamo le basi, ma come mai vi sono decine di basi e impianti statunitensi alcune delle quali segrete? Pare opportuno precisare che diventa complesso distinguere tra basi NATO, quelle statunitensi e quelle tra Italia e Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono il leader dell’Alleanza Atlantica di cui facciamo parte. Spesso si potrebbero verificare delle sovrapposizioni di ruoli e finalità. Come esempio: il Comandante delle truppe statunitensi in Europa è anche il capo delle forze NATO. Diventa difficile fare delle nette distinzioni. Quattro sono le basi NATO in Italia. Il Centro di Ricerche a La Spezia, il College Defense a Roma, il Comando a Napoli e la Base navale a Taranto.
Oltre alle finalità militari e operative si occupano di intelligence, sviluppo, ricerca e formazione. In caso di conflitto le distinzioni verrebbero superate. Le circa 120 basi e impianti USA distribuite su tutto il territorio nazionale sono gestite a seconda dei casi dall’esercito, dalla marina e dall’USAF statunitensi. Alcune sono segrete mentre altre sono impianti radar e stazioni di telecomunicazione. Quelle più importanti sono ad Aviano in Friuli Venezia Giulia gestita dall’USAF e ospita armi nucleari, quella di Ghedi in Lombardia gestita dall’Italia in collaborazione con gli Stati Uniti anch’essa ha armi nucleari, Camp Ederle a Vicenza sede della 101sima divisione aviotrasportata dei Marines, Camp Darby a Pisa tra i depositi di armi maggiori in Europa, la base navale di Gaeta e Napoli sede della VI Flotta della marina statunitense che controlla il Mediterraneo e il Medio Oriente, infine Sigonella in Sicilia base USAF e la struttura logistica più importante per la VI Flotta USA. Come mai tante basi e soldati e chi comanda? Forse ce ne siamo dimenticati ma siamo stati sconfitti nella Seconda guerra mondiale e gli Stati Uniti avevano l’esigenza di tenerci sotto controllo.
Durante la Guerra Fredda questa strategia è stata rafforzata da Washington. L’Italia era vicina alla – cortina di ferro – e doveva essere fortemente armata. Inoltre, ospitava il più grande partito comunista d’Europa e gli Stati Uniti temevano che il nostro Paese potesse finire nell’orbita Sovietica. Tutto ciò ci è stato imposto? No. Questa presenza è stata richiesta dall’Italia e dalla nostra classe politica. Le basi militari statunitensi permetteva e permette ancora di mantenere le nostre spese militari sotto controllo di quanto non sarebbero se non potessimo contare sulla difesa USA e della NATO. L’altro lato della medaglia è che il nostro Paese è molto meno autonomo rispetto ad altri, ad esempio la Francia o la Spagna, proprio in politica estera. Sarebbe molto difficile se non impossibile che possiamo fare delle scelte che vadano in contrasto con gli interessi degli Stati Uniti. Davanti a così tante basi americane e della NATO la domanda: che leggi valgono? Chi decide?
Se, ad esempio, utilizzare una bomba atomica. La questione diventa abbastanza complessa e spinosa. Alcuni dei trattati e accordi tra Italia e Stati Uniti sono segreti e comunque tra quanto scritto e quanto si verifica nella pratica ci possono essere delle variazioni non di poco conto. Le basi NATO godono di extraterritorialità. Sono sotto il controllo dell’Alleanza Atlantica. Nelle basi statunitensi di norma valgono le leggi italiane e vi è sempre un presidio delle forze armate italiane.
Gli americani mantengo il controllo degli equipaggiamenti e delle operazioni militari e non potrebbero condurre attività all’estero partendo da basi italiane se non rispettando le disposizioni della NATO o rispettando accordi specifici presi con il governo italiano. Gli Stati Uniti considerano le basi come una loro proprietà, senza dimenticare che gestiscono la NATO. Avendo l’autoautorità di condurre le operazioni belliche partendo dall’Italia. La questione rimane ambigua. Per quanto riguarda l’uso delle armi atomiche presenti in Italia, dobbiamo ricordarci che essendo il nostro Paese nella NATO e essendo un’alleanza difensiva, le testate nucleari potrebbero essere usate solo se un Paese della NATO dovesse essere attaccato per difenderlo. Se, ad esempio, la NATO dovesse decidere di usare una delle bombe atomiche presente nella base di Aviano per difendere la Polonia, non dovrebbe chiedere il permesso allo Stato italiano, ma al Consiglio dell’Alleanza Atlantica. Se dovesse dare parere favorevole allora nulla potrebbe impedire l’uso della testata atomica.
Tuttavia, forse pare il tempo di una politica estera e di una difesa comune europea. Mettendo in soffitta l’assioma di un’Europa gigante economico, nano politico e verme militare.
Enzo Sossi