L’ufficio "Caccia, Pesca nelle Acque Interne" dell’Unità di servizio - 2.3 Sviluppo rurale della Provincia di Livorno risponde così alle ripetute richieste di Legambiente Arcipelago Toscano su quanto realizzato nel Centro recupero animali selvatici a Porto Azzurro, dove sono stati realizzati lavori ritenuti abusivi dal Comune di Porto Azzurro: «In risposta alle vs richieste di chiarimento in merito al Cras di Porto Azzurro, dopo ulteriori e più approfondite verifiche effettuate dal ns organo di vigilanza, si è accertato che l'attività di recupero e cura della fauna selvatica rinvenuta ferita si esplica unicamente in strutture provvisorie che non necessitano di particolari autorizzazioni (recinti e voliere mobili). La casa in legno ad uso abitativo posta su platea di cemento ed oggetto di segnalazione alla Procura della Repubblica da parte del Comune di Porto Azzurro, non fa parte del Cras. Pertanto al momento si ritiene di non revocare l'autorizzazione rilasciata con atto dirigenziale n. 606/2011, fatto salvo ulteriori sviluppi della vicenda che inducano l'ufficio scrivente a rivedere tale decisione».
Pronta la risposta di Legambiente Arcipelago Toscano: «La Provincia, visto che le nostre segnalazioni risalgono al 18 febbraio ed al 28 aprile, ci ha messo molto per dare una risposta sconfortante. Dire che una casa abusiva costruita all’interno del recinto del Cras (a sua volta costruito con lavori che hanno interessato terreni altri) non c’entri niente con la concessione è abbastanza incredibile. Inoltre dalla Provincia non viene alcuna considerazione sul fatto che i gestori del Cras, oltre ad utilizzare lo spazio per fini che con il Centro recupero animali non c’entrano niente, avessero anche apposto cartelli nei quali asserivano che le attività del Cras erano svolte “Per Forestale e Wwf”, cosa smentita dal Wwf che ha detto di aver a sua volta segnalato irregolarità nella gestione del Cras. E’ evidente che la Provincia di Livorno ritenga ininfluente che il Cras che autorizzato nascondeva altri intenti dei richiedenti e che non le interessi che un’autorizzazione per svolgere un’attività ambientale dovrebbe prima di tutto rispettare le norme urbanistiche e le licenze comunali, che prevedevano la realizzazione della sola recinzione, mentre è sorta un’abitazione di metri 10,15 x 7,10 ed alta 3,10 metri, con altre attrezzature e manufatti sparsi nello spazio che avrebbe dovuto ospitare il solo Cras. Se un’istituzione non ritiene cessato il rapporto di fiducia necessario per la gestione di un centro così delicato, destinato al soccorso degli animali selvatici, e considera ininfluenti conclamati abusi, siamo proprio messi male e non è certo questo il messaggio di rispetto dell’ambiente in tutte le sue forme che dovrebbe venire da un Cras finanziato da un Ente Pubblico»