Rispetto ebrei e palestinesi in ugual misura, al punto di ritenere un obbligo culturale e politico che ciascuno dei due popoli possa avere e gestire liberamente una propria nazione, nel senso più ampio del termine.
Gli ebrei, con Israele, ci sono riusciti; i palestinesi ancora no. Anzi, in barba a tutte le "efficacissime" risoluzioni ONU ed a causa di tutte le "efficacissime" e tollerate occupazioni territoriali effettuate da Israele dal 1966 ad oggi , anche a macchia di leopardo (vedere le cartine storiche, nel dubbio) credo che addirittura sia molto difficile, oggi, definire un ipotetico "territorio nazionale" palestinese che possa godere di una ragionevole continuità.
Credo anche che un popolo, quello ebraico, i cui padri abbiano sofferto di atrocità e crimini inauditi, non possa, proprio a fronte di ciò, ritenersi oggi in diritto di commettere crimini, anche soltanto lontanamente simili, contro altri popoli, civili, ospedali, strutture vitali. La rabbia non può mai essere la giustificazione di orrori politici ed umani. Almeno non per ricaderci.
Naturalmente terrorismo e terroristi sono ben altra cosa, certamente da sradicare, altro che solo da condannare. Senza, però, dimenticare che, spesso, vocazioni e fatti terroristici nascono da lunghe e annose storie di odi e di distruzioni umane vicendevoli : il miglior terreno per rabbie e faide tra persone e popoli, appunto, ed anche per la strumentalizzazione violenta ed interessata di movimenti cui, molto probabilmente, nulla interessa delle specifiche reali situazioni.
Spero che sia giunto il momento di eliminare il castello di ipocrisie e di malcelati interessi egoistici, e quasi-colonialistici , fino a qui costruiti, per dare assoluta priorità innanzitutto alle persone ed ai popoli in un quadro di reale legalità.
A dopo, ma solo a dopo, valutazioni, giudizi, alleanze ed eventuali condanne o alleanze.
Paolo Di Pirro