Oggi 25 novembre 2023 si celebra in tutto il mondo il contrasto delle violenza sulle donne che nella maggior parte dei casi si consuma in ambito domestico ed affettivo dove le donne sono più esposte, per motivi di fisiologica debolezza e di connaturale attitudine all’accudimento ed accoglienza per motivi affettivi.
Non avrei mai pensato nel 2023 di dover assistere alla carneficina quasi quotidiana che ha portato ad avere negli anni migliaia e migliaia di omicidi efferati di donne vittime di abusi domestici o per mano dei partner o ex partner.
In cuor mio mi sembrava una situazione assurda, e contro il tempo e il diritto, il fatto di dover richiamare la violenza contro le donne, visto che dall’epoca dell’approvazione della costituzione della Repubblica in cui l’art. 3 ha sancito l’eguaglianza di “ tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge senza distinzioni di sesso …” sono passati 75 anni.
Mi rendo conto che ero e sono stata mio malgrado ottimista.
Mi sono dovuta a malincuore e con grande dolore ricredere e sono oggi a dover scrivere queste righe frutto della gravità e della ineluttabilità di un contegno che non è concepibile in una società che si considera evoluta e civile e che prende posizione per sostenere il rispetto di ogni possibile istanza avanzata a ragione da gruppi di minoranze a rischio di disparità di trattamento.
Ebbene mi sono dovuta rendere conto che una componente sostanziale della popolazione, quella femminile, è oggetto di palese e sostanziale disparità di trattamento sostanziatasi fino alla morte, senza che le Istituzioni abbiano ad oggi trovato una valida soluzione per eliminare questa piaga crudele e cruenta che impedisce alla società civile di definirsi tale.
Ho riflettuto a lungo in questi giorni, a ridosso della morte della “giovane“ Giulia colpevole di aver avuto a cuore il disagio di un c.d. ex fidanzato deluso che per risposta al suo desiderio di ascolto ha ritenuto legittimo inseguirla ammazzandola a forza di coltellate e gettarla in un dirupo.
Ma questa vicenda che per efferatezza e crudeltà ha avuto più visibilità mediatica non sarà purtroppo l’ultima di una scia di sangue inconcepibile che insozza il nostro paese e contro cui si fa fatica a reagire e trovare un rimedio.
Ben vengano i progetti scolastici di sensibilizzazione alla parità di genere che possono sensibilizzare le nuove generazioni verso il rispetto delle donne che non hanno colpa nel fatto di rivendicare la parità di trattamento sancita dal diritto.
Tuttavia credo che per agire con efficacia ed in tempo reale per arginare la piaga di tutte le piaghe del nostro secolo occorra far leva su altri fattori. Ed in primo luogo l’attivazione delle Forze dell’ordine quali soggetti di pronto soccorso di denuncia di comportamenti indiziari di maltrattamenti di genere sintomatici di pericolo di gesti efferati. In altre parole attivazione in ogni caso di procedure di contenimento nei confronti di soggetti indiziati di comportamenti ossessivi e compulsivi di controllo nei confronti di donne che tentano l’allontanamento. Ed attivazione anche da parte delle famiglie delle vittime, di denuncia anche in forma anonima, di comportamenti di tal genere in modo da monitorare per un tempo ragionevole, ad evitare il pericolo di passaggi ad atti estremi, il comportamento significativo di comportamenti pregiudizievoli, scongiurando il passaggio ad atti ineluttibili quali il femminicidio.
Non dimentico, come fondamentale, l’opera delle famiglie, avamposto della tutela di genere, richiamando all’ordine i familiari tutti in un’opera di monitoraggio e di prevenzione di femminicidi ma anche di maltrattamenti in famiglia di cui, nella maggior parte dei casi, si viene inevitabilmente a conoscenza in ambito familiare. Non si abbia timore a segnalare e denunciare per timore delle conseguenze: un rapporto di famiglia intaccato può ripristinarsi, un omicidio è irreversibile.
Laura Di Fazio (Assessore del Comune di Capoliveri)