Il Tirreno ha pubblicato in contemporanea due articoli di Rossano Pazzagli e Giacomo Sanavio sui rischi della fusione ‘forzata’ dei piccoli comuni. Una forzatura che come già possiamo vedere in più parti della toscana anziché favorire la collaborazione intercomunale accentua ed esaspera i campanilismi. Il che appare tanto più contraddittorio nel momento in cui la Regione vara la nuova legge sul governo del territorio incentrata sulla programmazione intercomunale volta a bloccare un consumo rovinoso di territorio e danni al paesaggio derivanti da una frammentazione localistica specialmente nell’ambito agricolo e collinare dove più accentuati sono i fenomeni di abbandono del territorio.
Ora, dopo l’abrogazione delle Comunità montane e l’abrogazione in corso delle province soggetti istituzionali tra i cui compiti più importanti vi era appunto quello di aggregare specialmente le attività e gli interventi dei piccoli comuni, resta in tutta la sua vaghezza e genericità ‘l’area vasta’ a cui è oggi impossibile ricondurre una credibile politica di programmazione. Anche per questo da fin troppo tempo in Toscana si parla di rivedere anche le norme proprio della Legge 1 in riferimento ai parchi e alle aree protette. Perché proprio nei piani dei parchi sia nazionali che regionali ma anche in quelli di bacino si definiscono scopi e modalità di una programmazione di chiaro segno intercomunale.
Qui va sottolineato in particolare il ruolo dei piccoli comuni per lo più operanti in territori a maggior rischio in quanto più esposti alla emarginazione sociale e quindi anche ambientale foriere di quei fenomeni che anche il piano regionale vuole giustamente contrastare.
Non è perciò un caso che le forme più efficaci di collaborazione niente affatto ‘forzosa’ si sono registrate e si registrano infatti in quegli ambienti montani, collinari ma anche costieri dove i piccoli comuni grazie al loro radicamento territoriale sanno meglio esprimere e farsi carico delle esigenze delle loro comunità.
Non sarebbe male perciò ricordare a conferma che per forza non si fa neppure l’aceto che anche la lontana e seria proposta di Giannini di portare a 1000 gli oltre nostri 8000 comuni rimase al palo pur rientrando in un disegno di riforma serio e non certo abborracciato e pasticciato.
Sabato 5 ottobre discuteremo di questi temi in un incontro regionale alla provincia di Pisa promosso dal Gruppo di San Rossore con gli Ecodem della toscana.
E’ una buona occasione per parlarne seriamente.
Renzo Moschini