Riceviamo e pubblichiamo
Care elettrici e cari elettori,
care cittadine e cari cittadini di Portoferraio,
ormai, come si dice qui da noi all’Elba, siamo “alle porte con i sassi”. Manca poco, infatti, al voto dell’8 e 9 giugno che servirà a scegliere il nuovo Sindaco e il nuovo Consiglio comunale.
Partiamo da un dato di fatto, incontrovertibile, sotto gli occhi di tutti: in questi cinque anni le condizioni della città sono peggiorate.
Arroganza e distacco nei rapporti con i cittadini hanno dato la misura di un’amministrazione sempre più impopolare e invisa alla maggioranza dei portoferraiesi.
Il centro storico e le periferie appaiono abbandonate a sé stesse.
Il sindaco Zini, che ha capeggiato la lista “Cosmopoli Rinasce” e che ora si ripresenta sotto l’anonima veste di una“Lista Civica”, ha tra l’altro evidenti responsabilità per la grave situazione debitoria in cui si trova il Comune.
E’ una situazione che registra un disavanzo di oltre 7 milioni, e che a breve potrebbero diventare 10, di cui gran parte è addebitabile alla gestione dell’attuale amministrazione.
Ciò significa che nei prossimi anni, se non verranno assunti provvedimenti adeguati, saranno le fasce più deboli a pagarne le spese con l’aumento delle tasse e il taglio dei servizi sociali.
E’ impensabile che a porre rimedio a questi danni possa essere la stessa persona che ha la responsabilità di averli procurati o, comunque, di non aver fatto quanto necessario per evitarli.
Occorreva pertanto dare vita a un forte cambiamento nel nome della discontinuità rispetto al passato e di una governance più capace e vicina ai cittadini.
A questa nostra proposta il Pd ha detto no, assumendosi la responsabilità di una divisione del campo progressista.
Oggi, di progressista, c’è solo la lista “Bene Comune”, capeggiata da una donna indipendente e svincolata dai partiti, forte di un’esperienza ultradecennale in materia contabile e finanziaria, profonda conoscitrice dei meccanismi che regolano l’attività degli enti locali.
Niente a che fare con la “Lista Civica” che ripropone lo stesso sindaco e alcuni dei suoi collaboratori che hanno fin qui mal governato questa città.
Non meno grave sarebbe affidare il governo della città ad un candidato che non ha alcuna esperienza né cognizione in materia di cosa pubblica e che è proprietario di aziende commerciali e attività economico-finanziarie operanti e diffuse sul territorio comunale.
Appare evidente che, nella malaugurata eventualità di successo elettorale, il candidato imprenditore dovrà affidarsi a competenze esterne, in larga parte marcate da precedenti fallimenti gestionali e in parte responsabili del debito che grava sull’attuale amministrazione pubblica.
Va rilevato, inoltre, che la cultura e le finalità che ispirano l’imprenditore privato sono, legittimamente, orientate ad accumulare il massimo profitto, esattamente l’opposto della cultura e delle finalità che ispirano l’amministratore pubblico, orientate, queste, non a guadagnare ma a recepire risorse per garantire beni e servizi essenziali per la qualità della vita dei cittadini.
Non è detto, pertanto, che un imprenditore di successo lo sia altrettanto anche come sindaco.
A ciò si aggiunge il palese e preoccupante conflitto d’interessi che verrebbe a determinarsi nel momento in cui, in quanto sindaco, il candidato imprenditore sarebbe costretto a decidere su eventuali interventi a favore delle proprie aziende e proprietà immobiliari presenti sul territorio.
Un conflitto insanabile che non viene meno nonostante che Tiziano Nocentini affermi oggi la volontà di lasciare ad altri la gestione di quelle che, ribadisce, sono e restano le sue “aziende di famiglia”.
L’unica lista che può dare garanzie di efficienza e che non ha altro interesse se non quello di porre le persone, con i loro bisogni e diritti, al centro dell’attività del Comune, resta ed è quella di “Bene Comune”.
Spetterà a noi fare qualcosa di nuovo e innescare cambiamenti positivi per uscire dalle sabbie mobili e dalla frustrazione che da anni attanagliano la società e il sistema politico e istituzionale della città.
Quello che noi ci proponiamo di fare è non soltanto rendere conto, ma avviare un confronto permanente per sapere e conoscere cosa vogliono i cittadini dall’amministrazione comunale.
Il nostro non sarà pertanto un programma da libro dei sogni o il solito specchietto delle allodole per acchiappare voti, ma un concreto e partecipato progetto di città moderna, capace di indicare le priorità e le urgenze su cui intervenire a breve, con un respiro più ampio di rivitalizzazione del centro storico, di recupero e sistemazione delle aree periferiche, di una riconsiderazione complessiva dell’area portuale, della valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale di cui Portoferraio può far vanto.
Il perno su cui far ruotare questo progetto è rappresentato da quello che Marcella ha definito il “Bilancio Partecipativo, strumento finalizzato ad aprire un percorso di dialogo sociale che tocca “il cuore” economico-finanziario dell’Amministrazione, con l’obiettivo di costruire forti legami tra istituzioni, cittadini e le loro organizzazioni sociali.
Un cambiamento radicale nel governo della cosa pubblica, che verrà ulteriormente palesato mediante la costituzione dei comitati di quartiere e l’approvazione, subito dopo l’insediamento del nuovo Consiglio comunale, di un regolamento che ne precisi e legittimi le attribuzioni, affidandogli il compito di intervenire non solo sulla formazione del bilancio, ma anche sulla tutela dei diritti garantiti dalla Costituzione con particolare riguardo alle istituzioni scolastiche, alle iniziative culturali, all’assistenza sociale, ai trasporti urbani, alla salute, all’impiego del tempo libero e allo sport, oltre che alla facoltà di avanzare proposte, risoluzioni e progetti considerati di interesse della comunità locale.
Un Comune trasparente, aperto, libero da interferenze e condizionamenti esterni, capace di ascolto, ogni giorno a disposizione del cittadino e dei suoi bisogni.
Di tutto questo, se vincenti, noi di “Bene Comune” intendiamo farci carico.
Bene Comune - Portoferraio