Scusate, ma non capisco. La signora candidata definisce la sua lista "l'unica lista progressista in campo", e contestualmente afferma di essere una donna forte e indipendente svincolata dai partiti. Niente a che vedere, afferma, con Lista Civica del sindaco uscente.
A parte il fatto che vantarsi svincolata dai partiti come se fosse un merito a me che sono un po' all'antica puzza un po' di qualunquismo, ma da che si capisce che la lista è progressista? Dal fatto che si vuole occupare dei bisogni della gente? E perchè gli altri candidati cosa dicono, che si vogliono occupare degli affari loro?
Non entro nel merito della diatriba sul bilancio, dove vedo che ogni candidato spara la sua cifra, ma essere progressisti è un termine molto vago, come la storia insegna.
Ad esempio, il M5S si definisce progressista ma non è nè di destra nè di sinistra e ha tranquillamento governato con la Lega, che difficilmente definirei di sinistra e progressista. Dipende sempre verso dove si vuole progredire.
L'unica cosa chiara è che il campo largo, il campo di fave o di patate come giustamente lo chiama il direttore Rossi, va diviso.
Non sono in grado di capire chi ha rotto il fronte, ma direi che come nei matrimoni se qualcosa si rompe la colpa non è mai di uno solo.
Quanto alle idee e ai valori ricordo sempre la massima di Benedetto Croce: "In democrazia, senza i numeri, le idee restano appese come caciocavalli".
Al direttore Rossi invece proporrei un tema più spinoso: ma non era meglio quando si votavano i partiti, invece delle liste civiche? Il partito (i partiti se erano alleanze) si dichiarava, presentava il suo programma (poi se l'attuava o meno era un altro paio di maniche), conoscevi il candidato, perchè la conoscenza del candidato è forse il principale diritto democratico del cittadino elettore, e la garanzia veniva dal fatto che il partito (parlo dei partiti seri, ovviamente) lo presentava.
Capisco che a livello locale le cose possano essere diverse, ma la "pubblicità" del candidato, la sua storia politica e professionale, è il fattore decisivo.
Dirsi svincolati dai partiti mi sembra un'ipocrisia e uno specchietto per le allodole (gli elettori).
Mi chiedo perchè i partiti si nascondano e aderiscano a posteriori, quasi timorosi di metterci la faccia. Viene a mancare così un elemento di riconoscibilità e di chiarezza.
Sono anziano, lo capisco. Però non sono qualunquista.
Bartolo Misiani